Remake. Sempre più di moda. Rifacimenti su rifacimenti. Ormai è più difficile trovare un film che non sia un remake di quelli che invece lo sono. Questo "Ultimatum alla terra" del 2008, diretto da Scott Derrickson (già autore dell'angosciante "The exorcism of Emily Rose"), si presenta come una brutta copia di uno dei capisaldi della fantascienza mondiale, quel "Ultimatum alla terra" del 1951 diretto da Robert Wise.
Hollywood torna quindi a proporci un rifacimento per altro di un film nato sotto la guerra fredda e che ha saputo cambiare il punto di vista sul fenomeno "alieni". Ora invece il nostro povero pianeta è sempre più in difficoltà, perchè l'uomo lo sta lentamente distruggendo. Ecco giungere quindi da un non precisato luogo dell'universo un alieno di nome Klaatu (Keanu Reeves) che si eleva a messagero, accusando l'umanità, che secondo lui sta causando la morte del pianeta. Avverte una scienziata (la splendida Jennifer Connelly) che è giunto il momento in cui gli uomini devono vedere l'estinzione.
Con ritmo lento (a tratti lentissimo), la pellicola si dipana tra dialoghi piatti (figli di una sceneggiatura anonima firmata David Scarpa) e il rapporto madre/figlio che all'interno del film non ha nessuna utilità se non quella di riempire spazi filmici dove non succede nulla. Nelle banalità che sono presenti quella che conclude l'opera è assolutamente imbarazzante. L'episodio che farà cambiare idea a Klaatu distrugge definitivamente la credibilità del film.
Derrickson punta molto sugli effetti speciali, su un'atmosfera rarefatta, su suoni ovattati. In parte ci riesce ma tutto questo non riesce a risollevare le sorti di un film banale e soprattutto "commerciale".
"Ultimatum alla terra" perde nettamente il confronto con l'originale, che fu realizzato con pochi mezzi grafici. Qui al contrario, nonostante 57 anni di sperimentazioni, di computer grafica, di evoluzioni stilistiche varie, l'opera di Scott Derrickson non trasmette emozioni e poco, davvero poco, si salva.
Carico i commenti... con calma