Ed è come la prima volta che guardi un quadro di Bosch.
Non puoi collocarlo nella sua epoca. Non puoi, non la prima volta, guardalo bene, forse lo stile di pittura, non i soggetti. Li ha visti? Sì lui li ha visti prima di avere negli occhi o nell'anima anni di astrattismo del cazzo.
Che età dai a Scott Walker? In che anni lo credi operativo? Cosa dipinge con la sua voce?
È la metafisica del silenzio, il lirismo di un cantante d'opera che vomita le corde vocali, lo schiocco di un machete su una chitarra che pensa come un'incudine.
Che importanza il silenzio! Le parole che confondono e si confondono, che deridono e dilatano, e ancora raccontano elementi che vengono a mischiarsi tra di loro e sono dove non dovrebbero essere. E sono ovunque.
E ogni momento è incasellato nel nulla che lo costituisce e che fa paura perché storto, mai malfunzionante, semplicemente spettrale in contrapposizione alla sua consistenza, la durezza di un suono che trafigge, la dinamica dell'omicidio metallico in un noir anni '70 portato sul palco e truccato da opera, imbellettato di nero e bianco, un grigio che devasta.
Che importanza il rumore! Il peto che fa ridere dove non c'è niente da ridere, continuità della chitarra distrutta e martoriata, baritona signora di un castello che crolla e rigurgita suoni demoliti, o quadrati, o a singhiozzo. Mentre ascolto un martello che battendo risuona nell'appartamento sotto al mio, entra in perfetta commistione con un lavoro impazzito, remix live, operistica dell'industriale. Fischi e tensioni, percussioni dall'averno in cui Ade, sotto il suo cappellino da baseball, racconta figure senza descriverle.
Storie senza tempo, tempi dilatati, orrori metallurgici, tribalismi da ballet mécanique. Carnevali impazziti! Hawaii in festa solo per un secondo!
Che importanza il delirio! Quando si fa ordine e cede alla compostezza dei ritmi, quando è governata dal più democratico dei dittatori lirici, quando tutti gli orchestranti convergono in un momento preciso. E poi basta. Di nuovo silenzio. Poi peso, cadenza, marziale, elettrica fottutamente asfissiante. BASTARDA. Un deliquio che salendo su questa elettricità non arranca, ma si spalanca in un mare dronico. E poi "ssssst"
Silence
"If shit were music, you'd be a brass band"
Fino alla fine dei solchi.
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