While plucking feathers from a swansong...
"Bish Bosch", chiaro esempio di demenza senile (diranno i detrattori) o Bish Bosch, ennesimo capolavoro (urleranno a gran voce i fan accaniti)?
"Bish Bosch", puro delirio nonsense o musica talmente avanti che non ci è dato comprendere?
I'll grease this pole behind me.
"The Drift" aveva messo a dura prova anche gli ascoltatori più smaliziati, trascinandoli in un mondo disseminato di orrori, storture e dissonanze, dove l'unica possibilità di orientamento era data dalla voce di Scott, calda, operistica, ammaliante.
Voce che, un attimo dopo, però, poteva spingerti ancora più in fondo nel maelstrom.
E lasciarti lì. Solo. Con tutte le paure di un uomo piccolo e insignificante messo di fronte all'immensità.
Pain is not alone. P-a-i-n-i-s-n-o-t-a-l-o-n-e!
Difficile riconsegnarsi al pubblico che, devoto, si era lasciato prendere per mano e trasportare alla deriva, ai confini del suono, della musica, là dove la musica smetteva di essere tale e diventava esperienza quasi religiosa e catartica. Difficile reggere il peso delle aspettative e dare alle stampe un album che brilli di luce propria quando il suo predecessore è un'opera maestosa (e apparentemente definitiva) come "The Drift" ma...
Scott Walker did it again.
"Bish Bosch" porta a termine (ha dichiarato di avere completato questo percorso musicale e di volersi dedicare ad altro) l'ambizioso discorso iniziato con "Tilt" e proseguito con "The Drift" con risultati inaspettatamente soddisfacenti. Lo stile non si discosta in maniera netta da quello del capolavoro del 2008, anche se in "Bish Bosch" emerge maggiormente una vena humour che in "The Drift" era solo accennata. E i momenti di stasi, che neanche in questo lavoro mancano, cedono perlopiù il passo a incursioni continue e incalzanti. Una serie di attentati sonori a go-go.
If shit were music, you'd be a brass band.
Si tratta chiaramente di uno humour nero, nero come la pece. Ma più di una volta mi è capitato di passare da uno stato d'ansia (di notte, neanche le coperte ti salvano dalla malvagità di questo venerando cantastorie) al sorrisetto compiaciuto ascoltando le innumerevoli parti che compongono l'opera ultima di Walker. Un disco in grado di regalare emozioni contrastanti che nascono dall'accostamento (azzardato ma) riuscitissimo di strumenti e idee che in contesti ordinari farebbero a pugni. "Bish Bosch" non è che un collage sonoro, un disco volutamente e intrinsecamente discontinuo, ma che, paradossalmente, trova la propria ragion d'essere nella sua dissacrante frammentarietà.
I've severed my reeking gonads, fed them to your shrunken face.
Le tematiche, come i testi che le racchiudono, attingono dal sempreverde campo della violenza. Walker, con un non troppo velato compiacimento, fa leva sulla morbosa curiosità che induce tutti noi a indagare e a interessarci delle brutalità perpetrate nei secoli dall'essere umano. Ed ecco figurare nel malsano pot-pourri figure scomode come il "Conducator" rumeno Ceausescu (a cui è dedicato il brano conclusivo), Attila o ancora i nazisti in "Corps De Blah" e chi più ne ha più ne metta... Il tutto infarcito con terminologia medica, insulti coloriti di vario genere, riferimenti astrali ( e tante altre citazioni che è possibile cogliere dopo un'attenta rilettura.
Vi aggirerete come viandanti straniati fra elettronica forsennata ('See You Don't Bump His Head'), tribalismi e incursioni di matrice kraut ("Epizootics!" e "Phrasing"), silenzi desolanti, flatulenze alternate a violini struggenti ("Corps De Blah"), virate chitarristiche dal sapore (doom-)metal, brevissime parentesi acustiche, mentre Scott... parla, straparla, narra, declama e ci assale con la sua voce sospesa costantemente fra soavità e velenosa inquietudine.
Ah già, dimenticavo i colpi di machete inseriti in più di un brano ---->
When you turn in your sleep, will you roll across the path?
Con queste parole Scott ci lascia nel finale di "The Day "The Conducator" Died (A Xmas Song)" e dell'opera tutta, assieme alle note di "Jingle Bells" che forse non sono mai state così disturbanti al di fuori del contesto natalizio.
Il viaggio ai margini della musica, là dove non ha più senso parlare di forma-canzone, di struttura in senso canonico, è terminato.
E se "Tilt" era l'antipasto, "The Drift" primo e secondo serviti in un'unica portata, non poteva esservi miglior dessert che questo "Bish Bosch".
PS : In realtà sarebbe un 4,5 ma Scott merita senz'altro un arrotondamento per eccesso.
PPS : Il titolo, dal sapore quasi antifrastico, è l'unione del termine "bish" (che sta per "bitch") e "Bosch" che sta per Hieronymus Bosch, celebre pittore fiammingo.
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