Screamin’ Jay Hawkins è uno di quei casi in cui le leggende superano la statura musicale.

Uno dei performer più folli e deliranti del rock & roll, campione di box, torturato durante la II Guerra Mondiale – si dice che prima di uscire dal campo di prigionia giapponese abbia messo una granata attiva in bocca al suo torturatore –, fallito cantante d’opera, padre di dozzine.

Nonostante ciò aveva un’altissima statura come cantante e performer. Stiamo parlando di uno che ha messo una descrizione vocale di una desideratissima cagata in musica. Ed è stato molto meglio di parecchie cagate indesiderate moderne. Precursore dello shock-rock, con concerti deliranti tra bare, teschi e decorazioni tribali, aveva una voce che sconquassava e rivoltava il materiale cantato; e questo è dimostrato benissimo nel disco in questione.

Si comincia con una tromba ed il sincopato ritmo di Orange colored sky, in cui la voce del terrificante Hawkins si gonfia ed accelera ad intervalli regolari. Si passa poi ad Hong Kong, con un folle cinese inventato, al lento swing di Temptation ed allo scat delirante di Paris, che comincia come una canzone di Frank Sinatra.

Ed ecco che arriva il momento che tutti stavamo aspettando. La canzone più negra della musica americana. I put a spell on you, registrata con il cantante ed i musicisti completamente ubriachi. Secondo molti racconti, Hawkins dovette risentirla più e più volte per imparare a farla dal vivo. Le cover successive non gli hanno reso giustizia. La canzone è un grido tribale, esige un possesso primitivo, gridato, elementare. Hawkins ruggisce, ride – la risata più inquietante della musica –, si contorce, urla, con la voce che sembra una caverna.

Dopo di ciò, il resto sembrerebbe quasi superfluo. Ci sono però, ancora, quasi a sorpresa, uno dopo l’altro, il gospel pulito di Swing low sweet chariot, il rock & roll alla Chuck Berry di Yellow coat, la ballata blues di Old Man River e, in chiusura, il rhythm & blues di You make me love.

Ci troviamo, dunque, davanti ad un album che tocca praticamente tutti i generi degli anni ’50, ognuno visto sotto la lente distorta di un folle e reinterpretato dalla sua immensa voce.


Generi: Rhythm and blues, Rock n' roll, Gospel, Blues

Carico i commenti...  con calma