Chiunque si avvicini alla musica rock prima o poi dovrà sottoporsi al rito di iniziazione noto come "air guitar", che consiste nel suonare per finta, a volte aiutandosi con oggetti di fortuna come per esempio ehm mazza da scopa, un assolone funambolico con tanto di pose plastiche ed un po' tamarre. Per gli amici fusionisti la variazione sul tema consiste nello slappare e percuotere un basso invisibile, nell'assecondare con movimenti ondulatori del capo un groove fatto di ritmiche insistenti e contorte.
Durante l'ora di ascolto di questo Live!! sfido chiunque a resistere dal martorizzare il nostro basso e farsi venire una distorsione al pollicione, sì perché i newyorkesi Screaming Headless Torsos sono quanto di più coinvolgente ed energico mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi. Nati da un'idea del chitarrista Dave "Fuzi" Fiuczynski, questa band comincia là dove avevano terminato i mai troppi compianti Living Colour: un funky rock sudatissimo ma con l'ago spostato verso una fusion ipertecnica ma mai fine a se stessa, ricca di richiami alla black music.
Living Colour, Jimi Hendrix, Herbie Hancock ed un pizzico di Red Hot Chili Peppers dei bei tempi che furono (ma fortunatamente con un cantante vero), nulla di nuovo direte, ma il tutto amalgamato ed affogato in una carica energica fuori dal comune. Firma Ephron al basso, Daniel Sadwonic e Gene Lake rispettivamente alla batteria e percussioni, creano un muro ritmico che se soffrite di mal di mare vi serviranno i Travelgum, mentre Fuze si presenta per quel gran chitarrista che è, un po' Vernon Reid, un po' John McLaughlin, ma anche influenzato dall'effettistica di un Tom Morello.
Chi sorprende veramente però è il cantante Dean Bowman, una montagna di due metri con una voce che ricorda, ma tantissimo, quella di.... Demetrio Stratos!!! Ho provato a cercare in rete, ma con esito negativo, eventuali interviste perché ho l'impressione che il buon Dean si sia studiato a menadito i dischi solisti di Stratos.
Just for now, Word to herb ed Hope sono un trittico micidiale di funky/hard rock che i Living Colour non hanno avuto il tempo di scrivere, ma la band si diverte a rivisitare e stravolgere classici dei Beatles (Dig a pony) e di Bill Evans (Blue in the green).
La proposta è ampia e per un pubblico eterogeneo: potrà appassionare gli amanti del progressive per la qualità tecnica messa in campo dalla band ma anche chi bazzica lidi soul, black o comunque melodici. In questo calderone gli Screaming miscelano bene le loro influenze, sapientemente bilanciati tra il groove e la melodia.
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