Curiosa compagine di musicisti quella che va a comporre la formazione degli Scum, sorta di super-gruppo che vede coinvolti personaggi di spicco della scena black metal norvegese e non solo: Samoth (chitarrista storico degli Emperor, adesso ascia degli Zyklon), Cosmocrator (chitarra dei Mindgrinder), Faust (batterista nel leggendario "In the Nightside Eclipse" degli Emperor, poi costretto a lasciare per problemi con la giustizia), Happy-Tom (bassista dei Turbonegro) e Casey Chaos (voce degli americani Amen).

Come special guest troviamo inoltre Nocturno Culto (chitarra e voce dei seminali Darkthrone), Mortiis (prima bassista negli Emperor, poi dedito ad ambient-folk ed infine folletto elettronico nella sua ultima fase artistica) e Knut Euroboy Schreider (militante sia nei Turbonegro che negli Euroboys).

Tanta carne al fuoco, in definitiva, per una minestrina riscaldata a base di punk old school, hardcore tirato, thrash e black metal.

"Gospels for the Sick", del 2005, si rivela in definitiva un'operazione abbastanza inutile, se ci si pensa bene, dato che non si parla di una ponderazione dialogica di generi lontanissimi fra loro, ma di un rimpasto involutivo in cui ciascun genere, dall'ultimo al primo e così procedendo, contiene l'altro come in una sorta di spietata catena alimentare, dove il pesce più grande ha nel ventre i pesci via via ingurgitati. Un black, sostanzialmente, che guarda alle sue origini. D'altro canto il progetto non sembra nutrire grandi ambizioni, e se il proposito era semplicemente di divertirsi, dare sfogo a pulsioni inespresse e tributare la tanto amata musica dell'infanzia, l'obiettivo mi pare pienamente centrato.

Quel che ne esce, è un punk di maniera, mosso più da un puerile sentimentalismo verso il genere che da reali rigurgiti anti-sistema. E se quindi "Gospels for the Sick" non cambia certo la storia della musica, di sicuro potrà giovare allo spirito: te lo tieni di sottofondo, in macchina, mentre fai jogging, al risveglio la domenica mattina mentre ti lavi i denti, quando cazzo ti pare, e stai tranquillo che "Gospels" non ti annoia. Ovunque tu sarai, con chiunque tu sarai, ci sarà sempre un cambio di tempo che ti spaccherà il culo o un refrain che te lo farà saltare. Questi sono gli Scum, dimenticatevi chi ci suona. Io ho poi un motivo in più per farmeli piacere: il semplice fatto che non capisco più un cazzo di musica, le mie orecchie sono bombardate sistematicamente da merda e ho perduto la finezza di udito. Soprattutto in ambito metal non ho più voglia di fare tanti distinguo, indugiare sugli armonici di chitarra o sulle terzine della cassa. Né tanto meno fare gare di virilità: prendetemi pure per il culo, ma sfasciatemi i neuroni e io sarò soddisfatto! E perdonatemi se al crepuscolo della mia vita mi metto a rivalutare "Diabolus in Musica" degli Slayer: son sempre più dell'idea che il metal imbastardendosi con il punk e l'hardcore non abbia che da guadagnarci. Se non in termini evolutivi, almeno in quanto a freschezza ed attitudine. E poi "Hell Awaits" proprio non lo reggo più!

Ma torniamo a noi: gli Scum (nemmeno originali nella scelta del monicker!) sono stati definiti l'anello mancante fra i Motorhead e i Darkthrone, e non c'è da dare torto a chi così li ha etichettati: suoni sporchi, urla sguaiate, chitarre zanzarose, batteria al fulmicotone (ma che bello risentirti, Faust!). La mano, inutile dirlo, rimane pesante e l'impressione sarà più che altro quella di udire gli Slayer che si son messi a fare cover punk con Johnny Rotten alla voce.

Non ci si sconvolge, né si grida al miracolo, ma pezzetto dopo pezzetto si troverà una ragione per ascoltare quello che si sta ascoltando, anche se nell'insieme la cosa continuerà a non convincere appieno: "Protest Life", "Gospels for the Sick", "Thrown up on You", "Night of the 1000 Deaths" sono anthem da cantare a pieni polmoni, fra protesta e disimpegno, rabbia e goliardia (basti pensare al ritornello di "Thrown up on You" che richiama in causa i Misfits più festaioli). Perché si parla di speed-metal, ma di uno speed-metal che non disdegna momenti catchy ed orecchiabili. Ruffianate, forse. Soluzioni che non valgono di certo un decimo del potenziale tecnico e creativo dei musicisti coinvolti, ma al contempo così irresistibili proprio perché radicate nelll'ABC della più autentica musica scazzona: quella mordi-e-fuggi, pesta-e-diverti(ti). Una musica che probabilmente non verrà mai a noia.

Faust viaggia che è una vera bellezza, ed è un autentico piacere abbandonarsi via via ai caustici ed oscuri rallentamenti, più direttamente legati alla tradizione black metal, che ben si confanno al guaire declamatorio di un Casey Chaos che non pare avere riguardo alcuno per le proprie corde vocali. Si parla di oscurità, e allora come non citare "Truth wont' be Sold", la "lenta" della situazione: una cupa ed ossessiva digressione slayeriana che va a ripescare le chitarre sfrigolanti che hanno fatto la fortuna di Samoth e compari nei primi anni novanta. "Hate the Sane" e poi "Deathpunkscumfuck", nemmeno due minuti che neanche quattro fresconi improvvisati saprebbero fare peggio: canzoni (canzoni?) scritte (scritte?) nel tempo che occorre per inserire il jack nell'amplificatore, eseguirle ed assecondare gli istinti alcolici ed anfetaminici. E il carosello continua, animato dalle intenzioni più antiche del rock'n'roll: "Road to Sufferage" (ma quanto ti voglio bene, Faust!) e "Backstabbers Go to Heaven", perché l'importante è non fermarsi e tirare a dritto.

Perché alla fine della fiera, questi cinque bardi della restaurazione del punk più primitivo ed iconoclasta dimostrano di saper incarnare lo spirito e gli umori di una cantina globale che potrebbe essere situata a Londra come a Detroit come ad Oslo. L'unico brano a brillare di una certa originalità è la conclusiva "The Perfect Mistake", cantata da Nocturno Culto, brano che non a caso ci riporta al controverso black'n'roll degli ultimi Darkthrone. Pezzo in cui l'asse si sposta dalla dimensione metropolitana ai boschi della Norvegia, ma senza perdere l'attitudine "in your face!".

Beninteso, un acquisto inutile. Un acquisto che può avere qualche rilevanza per chi proviene dal metal e che, non digerendo il punk nudo e crudo, necessiti inevitabilmente di un surrogato equipollente. Un acquisto, infine, che può risultare di un certo diletto anche per chi ascolta tanta tanta tanta musica e decisamente non vive di soli album seminali.

Indi ragion per cui, merda più, merda meno, la sostanza non cambia...

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