Perché Seal?

Forse perché ogni volta che ho cercato di inquadrarlo per bene in un genere mi sono ritrovato dopo qualche mese a scoprire una sua canzone che mi smentiva.

Perché Seal?

Perché alle volte è il miglior sottofondo alla propria giornata. Una presenza non invedente, gentile, ma comunque importante. Un ottimo sottofondo.

Perché Seal?

Perché non è pop, ma è un po' di più, (o un po' meno, dipende dai punti di vista), perché è un pop "intelligente", oserei dire (non me ne vogliate) colto. Ben fatto.

Premetto che non so troppo di questo cantante che, nota di cronaca, può già essere invidiato per la signorina che si porta dietro, una certa Heidi Klum. Ho i suoi cd ma li ho sempre ascoltati distrattamente. Rimasi colpito, quasi folgorato da Kiss From A Rose e su questo slancio mi gettai sulla discografia alla ricerca di altri pezzi simili. E vi dirò che qualcosa del genere l'ho pure trovata. Ma alla fine non restai colpito dall'intera produzione.

Perché recensire questo cd?

Boh, fondamentalmente perché mi piace. Cioè, non una cosa da strapparsi i capelli ad ogni ascolto. Ma è decisamente più che apprezzabile. Lui, Seal, ha una voce molto particolare: calda, nera, con anche una certa estensione vocale. La particolarità, se vogliamo sta nel fatto che ogni volta che allunga una nota sembra sempre che non ce la potrà fare a tenerla e la cosa dà una strana sensazione: sembra quasi graffiante.

"Soul", così si chiama il disco, è una raccolta di 11 cover, canzoni che hanno fatto un po' storia nel mondo musicale. Brani che al primo ascolto del disco cerchi di associare all'artista che per primo le ha interpretate. Ed è qui la cosa particolare: se Seal non ci piacesse, passeremmo l'intero disco a cercare di fare il gioco delle associazioni e una volta trovata la scipperemmo in cerca della prossima; invece, una volta trovata, si aspetta la fine perché... porca miseria, è proprio bravo... e che voce!

Brani soul in chiave soul. Brani in cui ciò che conta davvero è avere una voce importante. E Seal... ce l'ha. Forse è inutile dilungarsi in paragoni del tipo "Ma a me piaceva di più la versione originale": un conto è la storia e un conto è il presente.

Il primo singolo è "A Change Is Gonna Come" di Sam Cooke.

Il brano che più mi ha colpito però non è il primo, ma il secondo: "I Can't The Rain", brano che, per la verità un po' tutti si sono sentiti in dovere di "coverizzare", da Tina Turner a Seal, ma che in origine era di Ann Peebles (ed un certo John Lennon disse a proposito della sua versione che era la sua preferita). Versione decisamente più ritmata questa di Seal e che da sola varrebbe l'acquisto del disco.

In terza posizione abbiamo "It's a Man's, Man's, Man's World" di James Brown. Di seguito vi propongo il resto della tracklist.

04 "Knock on Wood" (Steve Cropper, Eddie Floyd)

05 "I've Been Loving You Too Long" (Jerry Butler, Otis Redding)

06 "Here I Am (Come and Take Me)" (Al Green, Teenie Hodges)

07 "If You Don't Know Me By Now" (Kenny Gamble, Leon Huff)

08 "It's Alright" (Curtis Mayfield)

09 "I'm Still in Love with You" (Green, Al Jackson, Jr., Willie Mitchell)

10 "Free" (Susaye Greene, Hank Redd, Nathan Watts, Deniece Williams)

11 "People Get Ready" (Curtis Mayfield)

Partendo dal presupposto che io non sono un fan di Seal e che di lui so pochino, mi dilungherò in un magnificat del cantante che in ogni copertina ci mostra quanto il mondo maschile dovrebbe invidiare la sua silhouette.

L'obiettivo della recensione era mettere in voi che la leggerete la stessa curiosità sull'artista che questo cd ora, e Seal II tramite Kiss From A Rose, poi riuscirono a fare.

Vale la pena spendere del tempo per questo disco. Perché, e qui mi ripeto, alla peggio, se siete amanti di buona musica, fare uso di questa raccolta soul come sottofondo ad una vostra giornata o ad un viaggio in macchina è quanto di meglio. Magari non colto, ma rilassante... e vi dirò... intelligente.

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