Nuova versione della recensione di "Into the Wild". Avevo già capito tutte queste cose, aspettavo solo il momento giusto e qualcuno a cui dirle chiaramente. Grazie a CptGaio per avermi, forse involontariamente, suggerito questo pensiero.
Lo so che ne esistono già di altre recensioni su questo film, e tutti i commenti atti a farmi notare questa cosa non saranno presi in considerazione.
Dunque, Chris ha 22 anni, conduce una vita economicamente agiata, è laureato e in procinto di entrare nel mondo del lavoro. Ma qualcosa non gli quadra. I conti non tornano.
Timbrare il cartellino ogni giorno per scrivere scartoffie dalla mattina alla sera, essere legato a doppio filo all'andamento della borsa, del trend del momento, della rata della macchina e degli elettrodomestici, sono cose che richiedono veramente nobiltà d'animo e libertà di azione, o sono cose che potrebbe fare benissimo anche una scimmia intelligentissima e ben ammaestrata? Un animale tenuto a bada dalla legge del padrone, e paralizzato dalla paura di agire, e magari di essere ritenuto pericoloso o pazzo ed emarginato dalla società. Di essere linciato dalle altre bestie vuote a cui il "lavoro" ha succhiato l'anima e la dignità. "Non vali un cazzo, lavora!... Ma che fai, non si fa in quel modo, è così che si fa, coglione!... Voglio quel documento pronto per domattina sulla mia scrivania, capito razza di lavativo buono a nulla?" Queste devono essere le frasi che echeggiavano nella testa di Chris al pensiero del suo ingresso nell'effervescente mondo del business. Mammamia, mi vengono i brividi... Sarà vero che il lavoro nobilita le persone? O forse, le rende schiave?
Allora Chris cosa fa? Parte. Per dove? Non lo sa. Però va... Eccome, se va. Basta guardare le foto fatte con l'autoscatto, reperibili su Google. In cui sorride mostrando al mondo la propria immensa anima. Percorre centinaia di chilometri, imparando a cacciare, a non arrendersi alla fatica, al freddo, alla fame, alla solitudine, alle sofferenze fisiche e psichiche.
Ho letto in un libro intitolato "Memorie di un guerriero Cheyenne", autore un certo Gambe Di Legno, è un libro molto semplice che vi consiglio umilmente di leggere, che fosse usanza tra i popoli indigeni del Nord America di mandare i propri giovani a trascorrere un periodo di diversi giorni in solitudine nella foresta, al fine di prendere coraggio e consapevolezza. Di realizzare l'importanza e l'indispensabilità della partecipazione alla vita umana, ossia la vera libertà.
E' possibile che Chris abbia intuito tutto questo ma non sia stato capace di razionalizzarlo, perciò ha seguito il suo istinto, quel sano spirito egoista e inconsapevole che hanno i più giovani. E, arrivato agli ultimi attimi della propria vita, perchè tutti sanno che Chris non ce l'ha fatta a tornare, è arrivato alla fine del proprio viaggio, e all'inizio di uno nuovo, che purtroppo non ha potuto realizzarsi. La vita è anche morte.
"La felicità è reale solo quando è condivisa". Chris è partito per fuggire da sè stesso, e ha trovato sè stesso. Che per ritrovarsi bisogni rinunciare a sè stessi?
A nobilitare l'uomo non è il lavoro, ma semplicemente la consapevolezza di appartenere al genere umano.
Ciao e grazie grande Chris, sei partito ragazzo e saresti tornato uomo. Chi cerca alla fine trova.
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