Poche palle, se vi piace l'Indie Rock e non conoscete questo disco allora non vi piace l'Indie Rock. "Bubble & Scrape" rimane a tutt'oggi uno dei punti fermi della produzione indipendente americana dei primi anni '90, uno di quei dischi che hanno il merito di aver aperto le porte a nuovi modi di concepire la forma canzone, senza per questo essere sperimentazione allo stato puro. Il disco è composto da una manciata di canzoni apparentemente senza pretese, che sembrano registrate da un malato d'acufene e giocano continuamente a spostare il tiro dal rumore alla melodia, tanto che ad un primo ascolto non si capisce bene se ci si trova di fronte ad un capolavoro oppure ad una patacca incommensurabile (o ad una terza scelta di difficile definizione...).

I picchi, in termini qualitativi, sono rappresentati da "Happily divided" - ballata acustica con accenti sonici dedicata alla felice perdita di un amore ("I'm so excited, we're happily divided.--"), "Sister" - in cui Barlow accompagnato da chitarre dissonanti e uno splendido riff circolare si dichiara apertamente alla sorella ("Sister, oh sister, who told you these lies?..."), "Sixteen" - un affresco transgenerazionale ruvido e senza fronzoli capace di non cedere alla tentazione di diventare una perfetta canzone rock ma capace di perdersi in se stesso ("I’ m standing here and still I cannot hear you..."), "Homemade" - la linea vocale reiterata strofa dopo strofa si appoggia alla perfetta tessitura delle chitarre e della ritmica, per accompagnare questo amaro inno alla masturbazione ("I may let my fingers roam, Juicing free on my holy bone..."), "Flood" - impossibile trovare un altro disco con una final track come questa, violenta e insolente, fa il verso all'Hard Core seminando panico ed energia ("I don't feel a thing, Except all the joy in the world..."). Come si può spiegare altrimenti l'impasto unico e irresistibile di un disco pieno di energia e indolenza qual’ è "Bubble & Scrape"?

Diciamo che se fosse un piatto sarebbe un'anatra all'arancia imbevuta nel mascarpone, da servire accompagnata da una gasatissima Royal Crown, naturalmente a temperatura ambiente.

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