I Sebadoh.
Qua ci vuole di diritto una piccola introduzione. Andiamo a ritroso nel tempo.
Correvano allora i novanta, gli anni dei Sonic Youth, dei Dinosaur Jr, di Pavement e soci; caduti gli ultimi baluardi del rock duro, i veri appassionati cercavano rifugio nella scena underground, nell’assidua ricerca di artisti e musica di qualità. Fu in quelle circostanze che uscì un disco che in brevissimo tempo avrebbe sconvolto tutto e tutti; quel disco recitava "Nevermind", non importa, e avrebbe fatto la storia del rock. Tant’ è vero che i Nirvana lasciarono un segno indelebile.
Correvano gli stessi anni quando, assai più discretamente, un occhialuto bassista, Lou Barlow, già membro dei Dinosaur, decise ambiziosamente di avviare un progetto tutto suo, in collaborazione con l’amico Eric Gaffney, e con l’ aiuto di Jason Loewenstein. Il progetto prese il nome di Sebadoh. Tutto torna. "Quando la musica underground divenne rumorosa e scialba, afferma Barlow, la mia reazione fu di prendere in mano una chitarra acustica, per variare gli schemi"; fu quello il suo merito principale, soffiare dentro un po’ di novità. Un’abilità che gli viene riconosciuta tutt’oggi; aveva talento, Barlow, e quel suo amico, Gaffney, non era da meno. E se talento incontra talento, qualcosa di buono viene fuori.
"III" (come i membri del gruppo) può definirsi buono eccome. I due si muovono su versanti diversi, rispettivamente più congeniali: Barlow si impegna nel suo solito folk melodico, mentre Gaffney si sbizzarrisce letteralmente in esperimenti psichedelici e deliranti di disarmante bellezza. Loewenstein fa la sua parte. E vabbè. Tutto pervaso dall’attitudine e dall’approccio della bassa fedeltà. Brani come "As The World Dies", "The Eyes Of God Grow Bigger" (titolo spettacolo) o "Limb By Limb" hanno una carica esplosiva, deliri punk sostenuti da ritmi incalzanti e follie vocali; Barlow dà il meglio in "The Freed Pig", all’insegna del folk elettrico e della melodia. Artisti diversi, ma artisti. Mettici il non-sense di "Smoke A Bowl" e il fascino di "Violet Execution", e qualche momento sottotono lo concedi pure.
"III" è un album compatto, importante. Anche per gli sviluppi successivi. Quasi in contemporanea verrà infatti "Slanted and Enchanted", dei Pavement, e poi sarà la volta di Beck con "Mellow Gold"; e di lì gli altri. Se poi qualcuno sa cosa vuol dire As The World.., glieli regalo tutti e tre. Bye.
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