Sebastian Bach, indimenticabile ex vocalist dei grandiosi Skid Row, si ripresenta a sorpresa sui palchi del Sol Levante nel 1998, forte del solido sostegno di un bizzarro quanto variopinto ensemble composto dal leggendario Jimmy Flemion (storico axe – man del circuito underground di Los Angeles ed asse portante dello stravagante progetto The Last Hard Men, proprio in compagnia di Mr. Bach) e dall’abile Richie Scarlet alle chitarre, coadiuvati da una discreta sezione ritmica formata da Mark “BamBam” McConnel (batteria) e dal fantomatico Larry (basso).
Dotato di un’estensione vocale fuori dal comune e di un carisma invidiabile, Sebastian Bach resta uno dei singers più rappresentativi ed importanti della scena hard rock di fine anni ’80/primi anni ‘ 90: vantando attestati di stima dispensati da maestri della disciplina come David Coverdale, Axl Rose e Blackie Lawless, il Nostro si presenta all’appuntamento on stage in forma smagliante, regalando ai fans una performance invidiabile. “Bring ‘ Em Bach Alive!” si dimostra un live album confezionato in modo più che dignitoso dall’abile produttore Michael Wagener, offrendo un pacchetto tutto sommato interessante arricchito dalla presenza di alcuni inediti registrati in studio per l’occasione. All’interno del curatissimo booklet troviamo un divertente fumetto che fotografa alla perfezione la mediocrità lancinante della scena musicale del rock anni ’90, ironizzando sulla fastidiosa proliferazione di un impressionante numero di insipide boy bands.
Il disco si apre con “Done Bleeding”, traccia nuova di zecca che si mette in luce per una struttura piuttosto lineare ma anche per alcuni passaggi sopra le righe per ciò che concerne il fraseggio delle due chitarre. Irrompe la granitica “Slave to the Grind”, tratta dall’omonimo album del 1991 a cui seguono la più recente “Frozen” e l’ottima “Here I Am”. A travolgere la platea ci pensano le vocals di Sebastian Bach che introducono splendidamente il capolavoro “18 & Life” autentico inno generazionale il cui fascino è rimasto immutato nel corso degli anni. Si arriva alla devastante “Beat Yourself Blind” per poi ascoltare l’inedita “Blasphemer”, vicina a certo hard rock di derivazione settantina (leggi Free e Mott The Hoople). La ballad “In a Darkened Room” coinvolge come sempre, così come “Monkey Business” qui proposta in un efficace medley con l'energica cover di “Godzilla” dei Blue Oyster Cult. Il disco si avvia vivacemente alla conclusione con lo storico slow “I Remeber You” seguito a ruota dalla marcia inarrestabile dell’anthem “Youth Gone Wild”, lasciando passare inosservato il futile inedito “Superjerk, Superstar, Supertears". Ottimo, al contrario, il pezzo scritto da Jimmy Flemion “The Most Powerful Man In The World”, struggente e delicata ballata che ricorda i fasti melodici raggiunti da Alice Cooper nel suo sottovalutato LP “From The Inside” (1978).
Alla fine dei giochi resta il piccolo rimpianto di non poter confrontare questa prova con un disco dal vivo ufficiale degli Skid Row, band capace di dar vita ad infuocate esibizioni in presa diretta, come testimoniato in alcuni pregevoli bootlegs d’annata (su tutti “Youth Gone Wild” del 1989 e “Merci Beaucoup Motherfuckers” del 1991). L’assenza di personaggi di spicco come Dave “The Snake” Sabo, Scott Hill ed il mastodontico drummer Rob Affuso non passa del tutto inosservata ma “Bring ‘Em Bach Alive!” resta un buon live che accende una piccola speranza di successo per la futura carriera solista del talentuoso cantante Sebastian Bach, fermi restando gli innegabili rimpianti per il suo distacco dagli Skid Row.
(Enrico Rosticci)
Carico i commenti... con calma