"Cuore di pietra" di Sebastiano Vassalli, uscito nel 1996, non è un romanzo: manca infatti un protagonista unico, che attraversi tutte le pagine dall'inizio alla fine; non è una raccolta di racconti, poiché i personaggi del libro sono sempre gli stessi, più o meno, dall'inizio alla fine. Cos'è, allora?
C'ho pensato, e la risposta che mi è venuta in mente è: "un romanzo corale", simile, mutatis mutandis, ai "Malavoglia" di quel Giovanni Verga maestro del Verismo. Qui, però, i personaggi non sono persone del popolo, ma borghesi che vivono in una non meglio identificata "città di fronte alle montagne" (la Novara abitata dallo scrittore autore del libro?)
L'autore ci dice che la protagonista della storia è una grande casa sui bastioni della città, ma questo è solo un escamotage per parlare, in realtà, delle persone che vi abitano; persone che intrecciano le loro vite con la storia e, soprattutto, con la politica, del tempo. Vera protagonista del libro, infatti, si può dire che sia proprio questa forza che governa i popoli e gli fa fare dibattiti, scioperi e rivoluzioni. In particolare, è il socialismo a muovere le azioni dei personaggi, con la sua ansia di migliorare le condizioni del popolo: un'ansia che diventa quasi opprimente, tanto da costringere alcuni personaggi ad emigrare in America, "dove i poveri non hanno l'obbligo di dover migliorare la propria condizione" (cit.)
Non amando particolarmente i romanzi corali, ho fatto fatica a seguire le varie trame di cui è intessuto il libro e quindi non sono riuscito a gustarlo molto: tuttavia, la scrittura di Vassalli è sempre coinvolgente e anche quando ti distrai, trova il modo di farti tornare da lui.
Libro consigliato, in conclusione, forse solo agli appassionati veri dello scrittore ligure.
Carico i commenti... con calma