A grande richiesta, ecco a voi "L'Aventura" di Sébastien Tellier; con una copertina del genere si va sul sicuro, no? Beh, di certo non passa inosservata, e in più rispecchia appieno il contenuto dell'album: estivo, pieno di colori, attitudine rilassatissima e un po' fricchettona, ma non solo. Oltre l'estetica hippie, oltre quel look barbuto da cantautore anni '70, troviamo un artista molto, molto ambizioso, uno che non si accontenta di fare del semplice pop radiofonico, vuole qualcosa di più. Nessuna ossessiva ricerca di singoli scalaclassifiche, suoni ricercati, strutture che non si limitano unicamente alla classica forma-canzone, concedendo ampi spazi alle parti strumentali; magniloquente, attentissimo ad ogni minimo dettaglio, un perfezionista, anche se a volte un po' gigione e inconcludente. Sébastien Tellier l'ho inquadrato più o meno così, almeno per quanto riguarda questo album nello specifico; un artista interessantissimo e di indubbie qualità, da tenere d'occhio con grande attenzione.


Già, ma chi sarà mai costui? Francese, classe 1975, primo album datato 2001, ha sempre inciso per un'etichetta indipendente, una partecipazione all'Eurovision Song Contest nel 2008, molto supportato dai connazionali Air e Daft Punk. Intessante, molto interessante, e ancora più interessante in fatto che tra il 2012 e il 2014 se ne sia uscito con tre album in tre anni, di cui i due che ho avuto modo di ascoltare, "Confection" e appunto "L'Aventura" sono entrambi lavori complessi, ambiziosi e molto strutturati, oltre che completamente diversi tra loro; chapeau. Dunque, "L'Aventura": prendete Isabelle Antena, Donovan periodo '68-'69 e i Saint Etienne di "Tiger Bay", mescolate per bene, aggiungendo una generosa dose di atmosfere tropicalia e magniloquenza quanto basta, et voilà, il gioco è fatto. Un mix assolutamente delizioso e non facile da trasmettere con efficacia, senza scivolare in qualcosa che suoni come un pretenzioso minestrone; con furbizia e tanto equilibrismo, Sèbastien Tellier ce l'ha fatta. Si fa attendere, da vero divo, aprendo l'album con uno strumentale, proprio come i Saint Etienne nel '94; "Love", una melodia per flauto, cori e percussioni, ariosa ed evocativa, che regge la scena per più di quattro minuti stimolado nell'ascoltatore una piacevole sensazione di attesa, di suspence: bel preambolo, cosa verrà dopo? Eh, dopo viene "Sous le rayons du soleil", una splendida combinazione di orchestrazioni e pigri ritmi elettronici, voce calma e lievemente effettata; un potenziale singolo, melodia e refrain orecchiabilissimi, non fosse che il tutto sfuma dopo neanche un paio di minuti, concedendosi una bella dissolvenza strumentale; stiloso e un po' spiazzante, Séb sceglie raramente la soluzione più ovvia.

Tra gli episodi più riusciti dell'album citerei sicuramente "L'amour carnaval" e "Ma Calypso", con sonorità folk/caraibiche semplici e di gran pregio, appena contaminate da inserti elettronici; più sobria e riflessiva la prima, visionaria e molto sensuale la seconda; canzoni che, proprio per la presenza della chitarra acustica e di percussioni etniche, rappresentano un'ulteriore reminescenza di quel discone che fu "Tiger Bay" dei SE, esprimendo una semplicità sofisticata veramente accattivante e non facile da ottenere. E poi c'è "Comment revoir Oursinet" con i suoi quattordici minuti di durata: poteva anche essere un trappolone, invece è l'apoteosi, qui Séb fa all-in, mette in gioco tutta la sua visione, la sua creatività, la sua ambizione: orchestrazioni imponenti, cambi di tempo, melodie vintage, passaggi strumentali di grande fascino e una sottile malinconia come trait d'union; una piccola sinfonia pop, qualcosa di cui Phil Spector sarebbe orgoglioso.

"L'Aventura" è veramente tanta roba, in tutti i sensi, e con gli effetti collaterali del caso: ricercando continuamente uno stile particolare e sofisticato a volte si perde un po' di freschezza e spontaneità, è quasi fisiologico. Episodi come "Ricky l'adolescent", "Ambiance Rio" e "Aller vers le soleil" stentano a decollare; troppo ripetitive e tirate per le lunghe, ma ci sono altri ottimi episodi come "L'adulte", intigante bossanova donovanizzata e "L'enfant vert", che chiude il cerchio ancora con un flauto incantato e suggestioni hippie-brasileire, e allora direi tutto a posto. Quindi, al netto di qualche perdonabile autoidulgenza e gigioneggiamento, "L'aventura" è un gran disco, creativo e di personalità; perfetto per una siesta in grande stile, grazie a quell'attitudine svagata e un po' piaciona che mi ricorda appunto il miglior Donovan. Ancora una volta, chapeau, ricreare questo tipo di atmosfere e di approccio nel 2014, riuscendo ad evitare eccessivi manierismi e citazionismi non è cosa da tutti.

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