Un bassista dalla allure del punk-rocker di vecchio corso, un chitarrista turnista ed un bambino di 7 anni dietro le pelli.
Non c'è alcun motivo di nascondersi dietro un dito, per un certo periodo di tempo fu faticoso approcciarsi ai Secoli Morti come a qualcosa di più che un giocattolo.

Solo che poi i riflettori di Italia's Got Talent si spensero, e dopo che il terzo posto finale ebbe portato in dote al piccolo Edo una serie di esibizioni soliste in cornici più o meno prestigiose - finale di Supercoppa di pallavolo su tutte -, questo strano esperimento è comunque proseguito nel tempo.
Di più: con l'avvicendamento di Walter (già nel duo folk-punk Menagramo) alla chitarra e voce, i Secoli Morti si sono totalmente riformulati, inanellando una serie di esperienze live che li ha condotti fin sopra ai palchi di Venezia Hardcore e Bay Fest, potendo così ritagliarsi un posto al sole del circuito punk-hardcore nostrano. E tanti saluti al pubblico generalista.

Ora Edo ha 13 anni e, presumibilmente, aver trascorso gli ultimi sei suonando nella stessa band col papà (Mattia, bassista di cui sopra, ex-Skruigners) lo ha aiutato a rimanere concentrato sullo studio della batteria e sugli sviluppi al progetto musicale.
Oggi, decisamente, ascolti i Secoli Morti per quello che suonano, non per chi ci suona.

E "Sanguina" suona, gente. Eccome.

La title-track non é che una diapositiva di questo terzo episodio discografico per il trio meneghino, col suo corredo di galoppate a tempo di doppio pedale di tipica importazione sud-califoriana, armonie di chitarra spaccaossa e di un refrain tutto da cantare.
Con loro, poi, é così dal primo ascolto, ma diventa più intrigante col passare del tempo: non li puoi inquadrare. Mai. Ogni volta che si pesca tra gli ascolti pregressi per mantenere le coordinate, Walter e soci sterzano altrove, giocando con l'ampio ventaglio di soluzioni a loro disposizione con la padronanza dei veterani.

"La Mia Pelle" si contorce attorno al meglio delle influenze della band, fra metal sinfonico ed hard-rock, mentre "Un Senso Alla Speranza" é una sorta di gospel punk revival che sfocia, ascoltare per credere, in un finale da numero musicale degno del miglior varietà televisivo di fine anni '80. Alla faccia dei talent.

La voglia di divertirsi a cambiarsi d'abito non manca, ma fra una rasoiata di puro hardcore canadese ed un inserto di stampo 'murderdolls-iano' incombe, pardon, 'piove che sembra un castigo' il lirismo di Walter:

Parole accartocciate
E gettate in silenzio
Confessano una parte di me
Questa notte scriverò ancora
Dei versi a chi banali li troverà

"Parole Banali" arriva in coda al disco, come a volersi scusare per aver mostrato la parte peggiore, quella più ruvida del songwriting.

Scuse accettate, perché se nella loro breve storia i Secoli Morti non hanno disdegnato di raccontare la realtà attraverso il loro filtro, "Sanguina" é un lavoro totalmente diverso, un percorso ad ostacoli fra momenti di lucida introspezione ("Sono Pioggia") e raptus di autocommiserazione:

Cerco sempre una scusa
Per perdere il controllo
E stare dove mi piace di più
Oggi ho barattato tutta la mia vita
In cambio di un solo istante
É folle ma questo sono io
E tu vuoi quello che voglio io
L'eternità in un solo istante
E tutto il resto a terra agonizzante

"Nei Vestiti Che Ho Addosso" fa entrare un po' di luce proprio prima che il sipario cali e non potrebbe essere il contrario, con la voce perfettamente riconoscibile di Edo a scaldare le back vocals.

I Secoli Morti non sono più uno scherzo, non lo sono più da un pezzo in realtà, ma la struttura delle canzoni, la qualità nella composizione, l'accuratezza nella produzione fanno di "Sanguina" la bottigliata che manda definitivamente al tappeto sovrastrutture e pregiudizi. Applausi.

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