Eccoci qui a parlare dei Secrets Of The Moon, band tedesca di stampo black metal, formatasi nel 1995 all'inizio della seconda ondata del genere. Dopo due ottimi full-lenght, nel 2006 la band pubblicò il suo terzo album: "Antithesis", il quale apportò una svolta nel sound della band teutonica. Le radici blackeggianti stile primi anni '90 vengono, infatti per la gran parte abbandonate, in favore ad un sound ancora più cupo, esoterico e pesante. Inoltre per quanto riguarda i testi, si ha una grande maturazione a livello di complessità ed intreccio, senza però abbandonare le tematiche classiche della band, ossia: l'occulto e l'esoterismo.

Arriviamo quindi alla recensione vera e propria della suddetta opera, la quale si apre con l'intro "Nowhere 11.18"; il quale immerge immediatamente l'ascoltatore nel sound cupo e asfissiante dei SOTM e lo prepara a all'impatto con questo formidabile disco. La successiva traccia è intitolata "Versus", essa fa capire subito che le classiche ritmiche black metal sono state in parte accantonate, in favore a ritmiche, concedetemi il termine, più "death metal". La canzone comunque avanza con un ritmo abbastanza sostenuto, attraversato ogni tanto da qualche mid tempo e stacchi di chitarra in pulito.

Si prosegue quindi con uno dei capolavori di Antithesis, cioè la canzone: "Ordinace". Essa infatti a mio avviso è una delle tracce meglio riuscite di tutto il full lenght, grazie sopprattutto al suo ritornello il quale, più volte apposta ripetuto durante l'esecuzione, si impregna nelle mente dell'ascoltatore dove rimarrà per molto tempo. In questa canzone a mio avviso viene perfettamente rappresentato il nuovo sound della band composto parti veloci, mid tempo, arpeggi in pulito dissonanti e riff di chitarra ripetuti all'infinito, senza però mai stancare l'ascoltatore.

La successiva traccia, "Confession", si mantiene sulla stessa linea d'onda delle due canzoni precedenti, mentre una nuova svolta invece viene data da "Metamorphoses", la quale si dimostra una delle opere più originali ed innovative del disco, grazie al suo testo "pazzoide", interamente scritto in latino, e alle linee vocali adottate dal vocalist e chitarrista sG.

Si continua poi con le ultime tre tracce dell'opera, ossia: "Ghost", "Seraphim is dead" e "Lucifer speaks"; tutte canzoni altamente riuscite (tranne in parte "Ghost", la quale a mio avviso è l'opera meno efficace di Antithesis) che si adattano alla perfezione al lavoro svolto fino ad allora nell'intero full lenght.

Si termina quindi con l'outro "Exit" il quale titolo rende molto l'idea di "uscita" e "finale" di questo album che, a mio avviso, rimane una delle migliori uscite della band tedesca.

Concludendo il disco si presenta molto intricato ed originale; infatti per comprenderlo appieno sono necessari più ascolti; questo full lenght non ha di certo cambiato le sorti del black metal, ma almeno ha portato una ventata di aria fresca in questi ultimi anni, dove le grandi band dei primi anni '90, sono praticamente decedute in un calderone di trovate commerciali e album a dir poco ridicoli.

 

Il mio voto finale è: 8

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