Ecco un altro gruppo appartenuto alla miriade di gruppi italiani di progressive rock nel periodo che va dal 1970 al 1975. Questi Semiramis hanno all'attivo solo un album, questo che sto recensendo, ma, nel suo piccolo, l'album si lascia ascoltare senza che la noia prenda il sopravvento. Un particolare curioso è che, nella formazione dei Semiramis annovera un personaggio noto in tutta l'Italia per la sua fortunata (direi) carriera Pop: tale Michele Zarrillo, che in questo album lo vediamo suonare egregiamente la chitarra ma anche dietro il microfono come voce principale, anche se lì lascia un po' a desiderare, ve lo assicuro, se non lo sapete che è lui non vi viene affatto in mente. E io credevo che qui Michele Zarrillo non cantava, suonava solo, invece no.

Beh, l'album. L'album è un progressive rock tipicamente italiano, si capisce, molto belli i passaggi, peccato per l'abuso di quel strumento molto in voga tra i gruppi progressive anni '70 quale il mini-moog, che, se permettete, letteralmento lo odio. Lo odio fino alla nausea, menomale che l'albunm non è uno di quelli che è suonato solo da tastiere, ma si trovano anche vasti spazi lasciati alla chitarra, strumento fondamentale del rock. Sono rimasto allibito ad ascoltare le parti suonate dalla chitarra di Zarrillo: possibile che sia così bravo? La cosa più triste è proprio il fatto che si è dato al pop, un vero peccato. Una carriera che mi fa ricordare vagamente quella di Phil Collins dei Genesis (anche se più piccola). Beh, il voto parla da sè.

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