Sepsis (Сепсис) Liturgia Bezumia (Литургия Безумия) 1991 Russia
A causa di una serie di veti, posti dai regimi del blocco, tutti i paesi dell’Est europeo hanno subito un ritardo più o meno forte nell’esporre con libertà le proprie idee musicali.
Soprattutto nella vecchia Russia, fare musica significava sottostare ad imposizioni stilistiche e di testi piuttosto marcate e ben pochi riuscivano a stampare dischi senza essere pesantemente censurati. Dalla caduta del mondo sovietico, molte band sono andate a recuperare stili e modi musicali che nel resto dell’Europa erano in disuso da tempo, ma spesso capitava che il recupero fosse relativo a musica propria, magari non stampata per le suddette problematiche. Tra i molti gruppi esplosi poco prima o poco dopo l’abbattimento dei vari muri, questi Sepsis sono tra i più oscuri e tra i meno noti. Si sa che si formarono nei pressi di San Pietroburgo alla fine degli anni ’80 e nel 1991, a band già disciolta, fecero uscire questa “Liturgia Bezumia” in vinile, disco che si trova sul mercato usato anche a prezzi ridicoli. Nel 2001, la Musea francese lo stampò in CD, per l’Europa, con il titolo semplicemente tradotto in “A Liturgy Of Madness”. Il disco si compone, in sostanza, di un solo brano di oltre 40 minuti suddiviso in due suite il cui titolo è inglesizzato in “Mad Cucumber 1 e 2”.
Il trio basso, chitarre e batteria, lo si valuta oggi in una registrazione interamente strumentale, anche se l’ascolto evidenzia alcuni momenti dove saltano fuori dei vocalizzi maschili e femminili, che si uniscono ad una base sempre piuttosto poderosa e cangiante. Pur essendo un disco fortemente personale e di difficile inquadramento, si possono ricercare alcune fonti di ispirazione in Rush, Yes della metà anni ‘70, King Crimson dei primi anni ‘80, Mike Oldfield e Hawkwind. Nulla di veramente derivativo, ma inevitabilmente si può definire l’opera facendola rientrare in una summa di rock space psichedelico, con tratti kraut e hard rock, senza disdegnare qualche breve passo nel jazz rock.
Molte le repentine virate, generate da una scrittura varia, complessa ed estremamente fantasiosa e, nonostante manchino del tutto le tastiere, le parti di grande apertura melodica e quasi sinfonica non mancano.
Inutile andare ad analizzare il brano nel dettaglio e nei vari movimenti, si può dire però che alcune parti appaiono decisamente meno dure, con l’introduzione anche di chitarre acustiche e di parti corali, questo accate soprattutto nella seconda parte, più sinfonica e che mantiene intatta la voglia di continue piroette, lasciando il tema in pochi minuti, spesso in pochi secondi. Non stiamo parlando di un capolavoro, ma di un disco assai egregio, che potrebbe rappresentare la porta di accesso al mondo musicale russo, vasto e intrigante non meno di altri, forse un po’ in ritardo rispetto al resto dell’Europa, ma che può dare grandi soddisfazioni all’ascoltatore sufficientemente curioso di esplorare.
sioulette - pap
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