“A-Lex…..”

“A chi?”

“A-Lex…..”

“Si, “A-Lex”. Hai capito bene. È così che si intitola il nuovo album (un altro concept) dei neo Sepultura… “


E questa è stata, grossomodo, la chiacchierata che ho avuto con il mio amico quando ha ascoltato il titolo del disco. 

Parliamoci chiaro…. Ma questi qui chi cazzo sono? Sono i Sepultura? Certo, e io sono Joe Satriani. 

I fratelli Cavalera non ci sono più e la band ha deciso di non sciogliersi pur mancando l’elemento portante che aveva dato loro la linfa per vivere in tutti questi anni, affrontando alti e (soprattutto) bassi. Soprattutto, specie negli ultimi periodi con i Seps sempre meno ispirati e nel tentare di convincere il malcapitato di turno che il loro nuovo disco sarebbe stato qualcosa di diverso, innovativo ma pur sempre un grande album dei Sepultura. E ci avevano provato, quasi credendoci sul serio, con quella porcheria che porta il nome di “Dante XXI”, una merdata di concept sulla divina commedia. Album nel quale era rimasto ancora il solo povero Igor e il malcapitato Derrick Green. Si, malcapitato. Perché a lui l’arduo compito di sostituire il compianto Max. e, come spesso accade, è sempre sul nuovo singer che si rinfacciano le colpe e le critiche. Questo specie se sei una band importante, specie se hai una tradizione alle spalle, specie, appunto, se ti chiami Sepultura. 

Ma non stiamo troppo a perderci dietro queste cose e analizziamo velocemente il disco.

Disco che si rifà, questa volta, all’opera di Burgess “Arancia Meccanica”. “A-Lex” in latino significa “senza legge” (bella parafrasi nel titolo, non trovate?) e il protagonista del film portato sugli schermi da Kubrick si chiama proprio Alex. Quindi 2 + 2 = UNA CAGATA!

Si, perché, pur tentando la via di questi giochi grammaticali-psicologici, i risultati non tornano ancora e i Sepultura ti sfornano l’ennesimo disco che, per carità, sarà pure suonato bene, sarà cantato anche bene da un ispirato Derrick Green ma, nel complesso, soffre del complesso del “nulla”, del famoso “buco nero”. Un bel cazzo di niente. 


Ed infatti, se riesco quasi a sorridere e a sperare bene per quelle poche tracce che si rifanno al thrash-death old school, come "Moloko Mesto", sapientemente conclusa con un grande assolo, mi devo ricredere in certe oscenità intitolate “We’ve lost You” o “What I Do”.

Purtroppo gli episodi isolati sono quelli in cui i nostri sfoderano i controcazzi mentre ciò che emerge è la stanchezza, il “non so più che cazzo suonare” di una band che è stata l’icona di un periodo in cui ha segnato un solco importante per ciò che concerne la storia del Death e della musica in generale.

In conclusione, ci troviamo di fronte ad un album in cui non si capisce fino a quando la presa per il culo sia destinata a durare. Non è genialità, non neppure una schifezza come molti vanno raccontando ma non posso neppure dire che la verità è nel mezzo.

Forse sarebbe davvero giunta l’ora che i Sepultura si sciogliessero lasciando così un degno ricordo del loro passato. I nuovi componenti della band potrebbero dar vita ad un nuovo progetto uscendone a testa alta, suonando qual che più gli aggrada, anche perché Jean Dollabella come batterista non è niente male e non fa rimpiangere (quasi) il suo predecessore (basta ascoltare le sfuriate in doppia cassa e tutto ciò che manda in estasi i metallari medi per capire come questo ragazzo sia davvero in gamba). 

Già. Forse questa sarebbe davvero la soluzione migliore. Migliore per tutti. Così la finirete di prenderci per il culo, di continuare a farvi monickerare “Sepultura” visto che, oramai, l’unica sepoltura che noto è la vostra, il vostro auto affossamento.

Appendete gli strumenti al chiodo. Di voi rimarrà un triste ma buon ricordo.

“A-men…..”

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