E sono trenta! Anzi, anche qualcuno in più. Se lo scorso anno i Sepultura, eternamente in giro per il globo, avevano fatto tappa nel Bel Paese per promuovere il loro ultimo album "The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart", lavoro dal titolo wertumuelleriano, ben accolto da fan e critica, stavolta l'occasione sono i festeggiamenti per il trentennale del gruppo.
Di acqua sotto i ponti, da quando i fratellini Cavalera misero in piedi un precario gruppetto insieme a qualche amico, a metà anni Ottanta, ne è passata a iosa, tra abbandoni, litigi infiniti degni davvero di una telenovela brasiliana e, ogni tanto, anche qualche capolavoro. Perso per strada Max Cavalera prima ed il fratello Igor poi, il gruppo, contro qualsiasi previsione, negli ultimi anni sembra star vivendo una seconda giovinezza, costantemente in tour, con partecipazioni ad eventi di rilievo internazionale (Wacken, Hellfest) e lavori in studio accolti da commenti positivi. Se già dai tempi di "Dante XXI", dieci anni fa, si notava come la proposta dei brasiliani stesse virando nuovamente verso un thrash piuttosto grezzo, abbandonando in parte tutta una serie di sperimentazioni che ne avevano per anni caratterizzato le sonorità, album come i successivi "A-lex" e "Kairos" hanno confermato come Andreas Kisser e soci siano vivi e vegeti, alla faccia di chi li dava finiti da tempo. I grandi classici di fine anni Ottanta ed inizio Novanta sono per forza di cose inarrivabili ma al giorno d'oggi chi chiederebbe agli Slayer un nuovo "South of Heaven" o ai Metallica un nuovo "Ride the Lightning"? Quei lavori, ormai, vanno contestualizzati, avendo ben in mente il momento in cui vennero scritti e considerandoli quindi il risultato di un determinato periodo storico e sarebbe il caso di smetterla di prenderli come pietra di paragone per qualsiasi cosa venuta dopo.
Se le folle oceaniche dei tempi d'oro sono ormai un ricordo è però indubbio che dal vivo i quattro carioca facciano ancora la loro figura, sempre guidati, come da quasi vent'anni a questa parte, dal gigantesco Derrick Green e da un Andreas Kisser ormai leader a tutti gli effetti della formazione. La sezione ritmica è sempre composta dall'inamovibile Paulo jr, uno che massacra il suo basso da quando aveva sedici anni, e dall'ottimo Eloy Casagrande, uno dei migliori batteristi della nuova generazione.
"The Vatican" apre le danze, seguita subito da "Kairos", dando un assaggio di quanto hanno fatto di buono i brasiliani durante gli ultimi anni. Nonostante la lunga attività per forza di cose gli album più popolari rimangono quelli della triade formata da "Arise", "Chaos AD" e "Roots", letteralmente saccheggiata durante la serata. "Propaganda" ha sempre un gran bel tiro, così come fa piacere riascoltare "Breed Apart" e "Cut-Throats", tanto per ricordare il peso che un disco come "Roots" ebbe sull'intera scena nu-metal di due decenni fa. Il repertorio più recente va a pescare anche in "Dante XXI", disco che rilanciò le quotazioni dei Nostri, con la riproposizione di "Convicted in Life", mentre da "Roorback" viene recuperato "Apes of God", brano che continua a fare capolino nelle scaletta dei brasiliani. La nuova "Sepultura Under My Skin", scritta per il trentennale del gruppo, lascia poi spazio a "Policia" e "Orgasmatron", che tornano in scaletta dopo eoni, cover onnipresenti nei concerti dei primi anni Novanta e che di sicuro avranno fatto la felicità di chi ha da tempo superato gli anta, non pochi presenti al concerto. Se da una parte è un peccato come molto materiale più recente non venga riproposto per lasciare spazio ai soliti classici, dall'altra parte è con piacere che si riascoltano brani che vengono davvero dalla preistoria dei brasileiri, ripescati proprio in occasione di questo tour, come "From the Past Comes the Storms", tratto da quel gioiellino di violenza che fu "Schizophrenia", "Primitive Future" e addirittura "Bestial Devastation", direttamente dal primo, grezzissimo, ep del 1985. L'hardcore di "Choke" riporta alla memoria uno dei migliori momenti di "Against", mentre invece un album come "Nation", che ai tempi aveva stupito per le sue interessanti soluzioni melodiche, viene saltato a pie' pari: peccato, perché una scheggia come "Revolt" o un pezzo come "Who Must Die?" dal vivo, ai tempi, facevano la loro figura.
Gran finale, come da tradizione, affidato all'immancabile "Roots Bloody Roots" che chiude una bella serata che, nonostante la celebrazione, non è stata improntata alla nostalgia spinta ma che ha visto un gruppo, ancora notevole dopo anni di militanza, ripercorrere tutta la propria carriera, dalle primissime registrazioni fino alle grandi produzioni dei tempi d'oro, senza tralasciare comunque i lavori più recenti. E a riguardo si potrebbe aprire un lungo discorso, ovvero su come molti gruppi, soprattutto tra quelli che hanno da tempo superato i vent'anni di carriera, sembrino ormai essere schiavi dei loro cavalli di battaglia, quasi come se lasciare a casa, per una volta, qualche pezzo suonato davvero un'infinità di volte fosse un peccato mortale. Sicuramente chi spende i soldi per il biglietto vuole anche ascoltare i brani storici ma ogni tanto ci vorrebbe anche un po' di coraggio e decidere di estromettere definitivamente canzoni riproposte forse fin troppo spesso, in modo da mettere in risalto anche il materiale più recente o, come del resto è avvenuto durante l'arco della serata, anche vecchie chicche che da tempo non apparivano in scaletta.
A parte questo, si è trattato sicuramente di una serata piacevole, ennesima conferma dell'ottimo stato di salute dell'ensemble brasiliano, coeso e forte della proprio proposta. Eventi come questo, tanto per intendersi, allontanano ancora una volta gli spettri di "ritorni di fiamma" con vecchi cantanti, persone che, purtroppo, sembrano ormai passare più tempo a (stra)parlare con i giornalisti musicali che in studio a cercare di dare un senso ad una carriera che da dieci anni a questa parte sembra non avere più né capo né coda. Ogni tanto è il caso di lasciar da parte la nostalgia per i tempi andati e cercare di guardare avanti: se si può ancora farlo insieme bene altrimenti è il caso di proseguire da soli.
- Derrick Green, voce e percussioni
- Andreas Kisser, chitarra e seconda voce
- Paulo jr, basso
- Eloy Casagrande, batteria
- The Vatican
- Kairos
- Propaganda
- Breed Apart
- Inner Self
- Dead Embryonic Cells
- Convicted in Life
- Choke
- Cut-Throat
- Apes of God
- Sepultura Under My Skin
- From the Past Comes the Storms
- Polícia (Titãs cover)
- Orgasmatron (Motörhead cover)
- Territory
- Arise
- Refuse/Resist
- The Curse/Bestial Devastation
- Primitive Future
- Biotech Is Godzilla
- Ratamahatta
- Roots Bloody Roots
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