Mentre inizio a scrivere, c'è una domanda che continua ad attraversare la mia mente: "ma è veramente il caso di lanciarsi a recensire un disco dei Sepultura, questa volta probabilmente sarebbe meglio evitare..."

Eh si, perché il quello in questione, è sicuramente il caso più eclatante, di come un gruppo possa arrivare a toccare il cielo con un dito, per poi precipitare giù negl'inferi e destare nei cuori del fans tanta amarezza e delusione.

Parlo naturalmente del periodo post Max Cavalera, quando le produzioni artistiche della band brasiliana, si sono spesse presentate anonime e lontane da tutto quello che precedentemente avevano reso celebre questo gruppo.

Figuriamoci poi quanto alta possa essere la diffidenza che accompagna l’uscita di un loro nuovo album.

Con l'abbandono della voce storica, seguita qualche anno dopo anche da quella del fratello batterista Igor, naturalmente qualcosa è cambiato radicalmente nella struttura della band, ed era difficile aspettarsi qualcosa di meglio.

Due settimane fa, è uscito "Kairos", dodicesimo lavoro in studio, e sesto con Derrik Green alla voce.

Già da un primo ascolto veloce, mi sono reso conto che questa volta qualcosa è cambiato.

Dai riff che introducono i primi due brani, "Spectrum" e "Kairos", che da il titolo all'album, balza subito all'occhio come Andreas Kisser stia provando a tornare ad essere quello di "Chaos A.D." e "Roots".

Questo modo di suonare, che io definisco “minimal trash metal”, è estremante funzionale, è rappresenta la chiave di lettura di tutto il disco. 

Chitarra e batteria si fondono e si intrecciano in continui cambi di tempo, e anche la voce del citato Derrik Green, che personalmente non amo tanto, in questo lavoro sembra legare bene.

Il disco si sviluppa in questa direzione per tutta la sua durata, dalla veloce " Relentless", a "Mask" e "Seethe".

Note a parte meritano "Just One Fix" cover dei Ministry, e "Firestater" cover dei Prodigy (presente solo nella versione deluxe).

A detta di molti, e anche mia ciò che di meglio è presente in questo lavoro.

Morale: questo disco sembra presentare un piccolo cenno di ripresa, ma naturalmente siamo lontani da quello che i Sepultura ci hanno fatto ascoltare in passato.

La sostituzione di due componenti fondamentali come i fratelli Cavalera, ha condannato i Sepultura a non essere più i Sepultura.

Ma, mai dire mai…

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