I Sepultura, da sempre devoti ad un potentissimo e aggressivo thrash-death metal nel 1996 incontrano la bellezza del suono tribale ed innestano abilmente un crossover di suoni che va dal già testato thrash style, ai ritmi tribali passando per i ritmi sincopati del nascente movimento nu metal di Korn e Deftones, quello che viene fuori è il capolavoro assoluto del gruppo di Belo Horizonte e costituisce anche il suo "apogeo", perché dopo il successo mondiale dovuto alle vendite proprio di "Roots", i membri cacceranno il frontman Max Cavalera, mente e braccio della band, sostituendolo con lo scarso Dereck Green.
Il disco inizia con il classico dei Seps "Roots Bloody Roots" che davvero è un pezzo di storia del metal in generale, senza togliere nulla a canzoni come "Troops Of Doom" o "Arise" penso che questa song sia quella che più rappresenta il gruppo brasiliano: una voce aggressiva e sempre impostata su un medio growl e riff spaccaossa ed in più il giusto tocco tribale che caratterizzerà anche (e soprattutto) il nuovo gruppo di Cavalera, gli ottimi Soulfly. Altro classico (e capolavoro) con "Attitude", introdotto da un ottimo ritmo tribale filtrato poi nel movimento sincopato della batteria di Igor Cavalera e dalla vomitevole (e bellissima) voce di Max, a tratti il ritmo cambia e diventa più incalzante, davvero un'ottimo esempio di crossover tra metal e tribalismo. Questo disco è pieno di classici, un altro è la thrash metal "Cut-Throut" più vicina ai lavori precedenti, altra song di punta dell'album è la seguente "Ratamahatta", dove c'è l'importante collaborazione con David Silveria, batterista dei Korn e il duetto tra Max e il connazionale Carlinos Brown, importante è il fatto che sia il primo brano cantato in portoghese.
Sempre in tema di classici e di ottimi episodi di questo ottimo album è la fenomenale "Spit", ritmo accellerato e bel riff, voce più aggressiva del solito e impronta thrashy. Zeppa di ospiti è "Lookaway" scritta da Jhonatan Davis (voce dei Korn), in cui intervengono Mike Patton (Faith No More) e Dj Lethal (ex-House Of Pain, Limp Bizkit), dal punto di vista musicale è un torbido nu-metal intinto di attitudine dark (lo stesso stile utilizzato da Davis nella colonna sonora "Queen Of The Damned"), Davis ha un'ottima prestazione ma a dominare sugli ospiti è sempre Max, il lavoro di Dj Lethal è (stranamente) ben fatto e si adatta alla struttura della song, uno dei pezzi migliori del disco. Thrash ben eseguito sono "Dusted" e "Born Stubborn", emozionante e momento di pausa e rilassatezza è "Jasco", una strumentale melodica dominata dalle chitarre acustiche(in parallelo a quelle che poi saranno le "Soulfly" nei lavori successivi della nuova band di Cavalera).
Forse il riff migliore dell'intero disco e anche quello meno conosciuto è "Itsari", un'eccellente canzone thrash metal che si ascolta davvero piacevolmente fino alla fine. Bizzarra chiusura è affidata a "Dictatorshit", pezzo lungo poco più di un minuto che consiste in una velocissima thrash-death metal song, che seppur breve si rivela buona. Un elogio particolare per la produzione, davvero buona, dopotutto c'è Ross Robinson, alle prese già con l'esordio dei Korn e in seguito con i dischi di Slipknot, Soulfly, Machine Head ("The Burning Red"), Limp Bizkit ecc... In conclusione è l'album della consacrazione di una band importantissima per il thrash, per il death, per il nu e per il metal in generale, "Roots" avvinghia l'ascoltatore dal primo all'ultimo riff assassino, ha dentro di se tutto quello che ci si aspetta da un capolavoro, da un classico, ovvero fede alla tradizione (molte sono le canzoni thrash-death) e molta innovazione (influenze tribali e nu metal).
L'unico errore di quest'album è che è l'ultimo dei Sepultura con Max nella line-up, senza di lui un altro album così geniale e bello non lo rifaranno mai !
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