Descrivete la vostra musica in tre parole. Ben F. risponde: "Totally amazing and fantastic". Da un intervista di maggio alla BBC. Ha ragione, è la descrizione migliore e più appropriata. Quando si tratta di definire da dove provenga la band incominciano i primi problemi, Ben Fox Smith ( chitarra e voce) è di Londra, Ben Ellis (basso), è scozzese, mentre Darryn Harkness (chitarra) e Ronnie Growler, (batteria) sono della Nuova Zelanda. Sono di hmm… Bristol. Almeno il NME dice che fanno base a Bristol.
Questo è il loro primo album, prodotto da David Sardy (Helmet, Marilyn Manson, System of A Down, RATM, Bush, Supergrass). Fanno indie pop con una parte storta con le occasionali esplosioni di rabbia, rabbia serena in cui voce e chitarre si fondono. "Stephen’s in the Sky" è la traccia iniziale, inizia con un arpeggio, la voce nonchalante che a tratti sprofonda nelle distorsioni e negli effettacci delle chitarre. In "Day By Day" sembra di sentire Brian Molko, mentre le chitarre dialogano; "Things Fall Apart" è forse l’ episodio più scanzonato ma anche più debole con le armone beachboysiane "californian girlfriend I am calling from the end", con Darryn che fa la seconda voce. Quasi college-pop.
Ma capolavoro è "Numerical". Questa si che mi fa saltare. Inizia con scatti-staccati à la Helmet. Più morbidi. “I must accept progression lose inept depression”. Poi prende infinite direzioni cambiando il tempo. E nel chorus mi viene da rotolarmi a terra, tuffarmi nella parete: " ‘cos-I-don’t-see-as-in-my-soul, I'd call it numerical". Ha quella cosa che ti prende la spina dorsale e ti fa liberare endorfina. Il senso nel testo non lo vedo ma la seconda chitarra si contorce in un hook, un riff ripetuto leggermente più lento del tempo principale e che regolarmente sale di un’ ottava urlando. E riparte. Sono canzoni semplici, il testo completo viene ripetuto due volte e poi fine, ma "Numerical" sembra durare molto di più dei 3:40 della sua durata. Può durare per sempre. A tratti sembra di sentire la rabbia di Cobain. La voce di Ben F. rimane però con un suo carattere, oltre gli esempi che porto per semplicità.
Un bell’ indie-pop come lo intendo io, con qualche momento più calmo, in" Peaches From Spain" sembra di sentire Thom Yorke, ma poi ti resta il verso: "oh my God your house is so full of pain, you can ask me if you are insane...and there's nothing like you around, you are a sound". E come ultima referenza dico Catherine Wheel, per chi ha vissuto il meraviglioso anno 1991.
Dal booklet del cd: :"...fear of the demonstrably fatal institutions for which, in our suicidal loyalty, we are ready to kill and die. Fear of the Great Men whom we have raised, by popular acclaim to a power which they use, inevitably, to murder and enslave us. Fear of the War we don’ t want and yet do everything we can to bring about". From Ape and Essence by Aldous Huxley
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