La Mia Sanguinosa Serena. Anzi, potremmo chiamarla direttamente Valentina, perché questi hanno la scritta "Shoegaze" tatuata in fronte.

Dunque un discorso che suona già vecchio in partenza, un genere rock ammuffito e stantio da tempo immemore? Può darsi, però i norvegesi Serena Maneesh lo sguardo dalle scarpe qualche volta lo alzano e sono capaci di botte adrenaliniche niente male. Sempre vecchia maniera, sia chiaro: un'accelerazione hardcore che rimanda indietro di vent'anni, una stravaganza noise che ricorda i Sonic Youth più eccentrici o addirittura i Guru Guru, una jam dilatata che ci catapulta nella Germania dei primi settanta.

Ora, mettiamo le carte in tavola: l'esordio dei Serena Maneesh è un disco nuovo di roba vecchia, rimescola con efficacia suoni e concetti sentiti e strasentiti da 15 anni; una buona dose di shoegazing, come si diceva sopra, un tocco di Fugazi (e poteva essere altrimenti?), qualche scarica di post-core psicopatico, una spruzzata di new-wave vecchio stampo come va di moda adesso, tanto sano kraut-cosmico industriale. Dunque sembrerebbe un buon disco, un tipico "3 stelle debaseriane".

Ma poi cosa si inventano questi pazzi?
In conclusione ci schiaffano uno strumentale di dodici minuti che sembra provenire direttamente da Plutone, una follia rumoreggiante propulsa da schitarrate ossessive che scorticano la schiena; prima ti bastonano, poi ti lanciano su un razzo atomico, ti cullano con arpeggi di ninna-nanna per scaraventarti in un precipizio di ritmi tribali e voci meditabonde, i Pere Ubu che si azzuffano con i Can, in un crescendo implacabile che ti stringe la gola fino a che, sopraffatto dalle sensazioni contrastanti che ti assalgono ovunque, sommerso da un uragano di distorsioni che deragliano un riff reiterato con la pesantezza di un macigno, il tutto si sfalda, impazzisce e crolla su se stesso schiantandosi contro un cumulo d'immondizia atonale per poi sfumare in una coda pianistica da lacrime agli occhi.

Applausi, coriandoli, stelle filanti e bottiglie di champagne per uno dei pezzi più commoventi, selvaggi e semplicemente belli di questo 2006.

Uscito in poche copie a fine 2005, è stato ristampato da poco a causa di un imprevisto apprezzamento.

Dimenticavo: è registrato, tra gli altri, da Steve Albini (!!!)

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