qualche anno prima …
Yesterday,
all my troubles seemed so far away,
now it looks as though they’re here to stay,
oh, I believe in yesterday.
...
Yesterday
(Lennon/McCartney)
Il liceo occupa tutto l’antico palazzo dei nobili Giustinian, l'aula di scienze è all'ultimo piano, dove un tempo stava la servitù. I soffitti delle stanze sono bassi con i pavimenti di legno e le porte che si aprono a sghimbescio su corridoi lunghi e bui.
Nella nostra classe c’è un tizio che ha dei problemi, non parla molto ma una mattina ci stupisce tutti: si mette a cavalcioni sul davanzale della finestra all'ultimo piano, mentre noi siamo tutti giù a fare l'intervallo.
Non so chi lo vede per primo, ma a un certo punto siamo tutti con le teste alzate e gli occhi sbarrati, lui sta lì sopra e non dice una parola. E’ questo che ci raggela, quel silenzio rotto solo dal frusciare dei pantaloni sul davanzale di pietra: sta cercando la posizione per saltare. Lo prendono per il maglione mentre è ormai con le gambe di fuori, noi dal basso sentiamo i mugolii e gli urli di qualcuno che lotta dentro la stanza.
Quando tutto finisce, nessuno ha più voglia di parlare.
In calle Fabio mi stringe verso il muro e prendendomi per il risvolto della giacca parla concitato del suicidio perfetto, anche lui ci ha provato ma non in modo così spettacolare e teatrale. Ha sbagliato i tempi, dice e parla come uno che ci ha riflettuto a fondo. Camminiamo come ubriachi, abbiamo visto sfiorare il confine tra la vita e la morte e non si riesce più a starci lontano.
Il fatto cui avevamo assistito non era scritto sulle pagine di un libro o dipinto su un quadro, era realtà; eppure, era accaduto così in fretta che sembrava impossibile fissare i contorni dell’episodio e affermare con sicurezza: io c’ero, è successo questo oppure quest’altro, c’era il sole oppure no, stavo fumando o avevo appena spento...
Niente, alla fine un tizio si butta dall’ultimo piano della tua scuola e tu eri distratto da mille cazzate, e ti sfugge l’essenza, la verità delle cose. Infatti, resta da chiedersi ma che cos’è la verità se non ciò che appare davanti agli occhi di tutti? E che cos’è la verosimiglianza se non il tentativo di costruire qualcosa che sia visibile e quindi - apparentemente - comprensibile? Di un avvenimento, in fondo, restano solo frammenti di gesti, parole, sensazioni, banalità che avvolgono il fatto togliendogli importanza; cosicché tu puoi dire è morto un ragazzo ma eri girato dall’altra parte a grattarti l’orecchio e così non hai visto o capito quello che è accaduto. D’altronde la donna-bidella che stava pulendo l’aula l'ha afferrato per gli stracci bloccandolo, e così ti ha permesso di rimandare ogni rimpianto al prossimo tentativo.
Con questo non voglio dire che Fabio ed io, o i miei compagni, siamo dei cinici privi di cuore e di sentimenti, sto solo cercando di spiegare com'eravamo: il nostro interesse era tutto rivolto a guardare attentamente la realtà per vederla meglio, in modo da cogliere il significato delle cose, e spesso, l'immaginazione rallentava e deformava le nostre reazioni anche solo davanti a un evento insignificante o banale come il battito d'ali di una farfalla. In fondo è stata una fortuna per il nostro compagno che come testimone del suo tentato suicidio ci fosse una donna-bidella, con comunissimo senso della realtà, se ci fosse stato uno di noi, forse, sarebbe andata diversamente.
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