Nel 1979 il reggae stava conoscendo un grande momento di esposizione mondiale: il suo profeta, Robert Nesta Marley, era all'apice del successo e nessuno si aspettava che nel giro di due anni sarebbe scomparso; la wave tutta era in delirio per i ritmi in levare e per la loro rielaborazione tutta psichedelia echi e riverberi.
Al contrario la carriera di Serge Gainsbourg stava attraversando un piccolo momento di stallo dopo i successi dei duetti con le sue meravigliose donne fatali e gli ambiziosi concept album. Ma Gainsbourg oltre ad essere un dandy un donnaiolo un accanito fumatore e forse il più grande cantautore francese era anche e soprattutto il miglior manager di se stesso: dunque perché non cavalcare l'onda e sfornare un disco reggae?
Ma non come un pallido epigone uno sfigato qualunque in cerca di qualche soldo facile, bensì da primo della classe: ovvero andarsene proprio in Giamaica nel tempio della musica isolana, lo studio Channel One, a lavorare con il più grande stuolo di strumentisti e produttori reggae-dub i Revolutionaries con a capo i mostruosi Sly & Robbie e affidare la maggioranza delle arti vocali alle I-Threes concesse in esclusiva dallo stesso Marley. Questa la genesi di 'Aux armes et caetera', disco cult di uno degli autori cult del '900 per eccezione.
Un ottimo disco che deve la sua fama soprattutto ad ottimi pezzi in cui l'attitudine da dandy si fa contagiare dal mood sballone ed il mood sballone lascia spazio ad un’interpretazione dinoccolata e sexy. Un substrato musicale pazzesco: reggae tantissimo dub qualche bollicina electro un po’ di swing e Gainsbourg che se ne sta appena appena in disparte a fare il minimo indispensabile con la sua particolarissima voce, ma cazzo un minimo di qualità impressionante. È lui a rendere il disco estremamente intrigante sporcandolo di noir e madida sensualità.
[poi vi capitasse di acquistare la deluxe editon francese è tutto oro che cola, basti sentire la versione dancehall di Aux armes et caetera (ovvero La marsigliese) del più che guascone Big Youth!]
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