Non sono di certo il primo a scriverlo: Sergio Caputo è uno degli artisti italiani più sottovalutati di sempre e all’interno della sua non sterminata discografia Effetti personali gioca un ruolo a metà tra il disco sottovalutato e l’occasione perduta. Caputo arrivava da una tripletta di dischi tutti in un modo o nell’altro epocali. Un Sabato Italiano era stato un esordio col botto, portato alla CGD da Nanni Ricordi (transfuga della IT di Vincenzo Micocci, si quel Vincenzo, quello di Alberto Fortis), Caputo aveva saputo convincere la coppia Sugar-Caselli della bontà della sua proposta. Era il 1983 e un disco fatto swing elettronico che raccontava di storie surreali (con la sua banda di amici assurdi a bordo di Zia Wally, una Chevrolet usata) ambientate nelle notti romane era quantomeno una scommessa.
Ma ci aveva visto bene Ricordi, come ci aveva visto bene Carlo Massarini che volle Caputo come ospite fisso a Mister Fantasy, trasmissione cult della musica anni ‘80. Italiani mambo, arrivato dopo il trasferimento a Milano aveva confermato la bontà della proposta, con fiati veri e non elettronici, ma non c’era stata la super esplosione. Stesso discorso per No smoking, anche se il brano apripista, "L’astronave che arriva", sarà scelto come colonna sonore di uno spot di una nota marca di caffè che andava negli anni ’80 in tutta Europa regalando a Caputo un bell’assegno Siae per gli anni avvenire. Nonostante tutto l’artista non fa il gran salto (di pubblico) definitivo.
Così siamo al 1986. Quarto disco. Un opera famosa soprattutto per annoverare tra i musicisti che vi suonano Dizzy Gillespie. Si lui, uno dei più grandi del jazz. Uno che arriva, confessa di non saper leggere la musica su uno spartito (come racconta lo stesso Caputo nel libro Un sabato italiano memories) e che viene utilizzato in soli due brani, "Il pianeta Venere" e in "Trio vocale militare", quasi come se fosse solo un turnista di lusso. Peccato. Occasione sprecata. Ma davvero? No. Decisamente. Il disco comincia a mostrare l’evoluzione verso cui Caputo si muoverà nei prossimi anni.
Non più solo swing jazzato ma anche pop, rock, e un sacco di altri riferimenti colti. I testi continuano a rimanere uno dei punti di forza dell’autore. Piccoli film racchiusi in 3 minuti tra pianeti che vivono grazie a trasmissioni radio, una storia di criminalità scalcagnata vissuta a Cannes, uno sguardo in un futuro nucleare, storie d’amore di taxi (si non taxisti ma proprio taxi, le auto), una storia di spie molto ironica e molto altro.
"Trio vocale militare" si dice sia ispirata alla tragedia nucleare di Chernobyl, accaduta appunto nell’anno di uscita del disco, è prevede un futuro che è già… ampliamente passato, inizia infatti con la strofa: “Com'è delizioso passeggiare per la base nucleare insieme a te... nel 2003... fra i salici di autentico moplain... Mentre un venticello birichino ci contamina il cestino del picnic”. Non avrà molti riscontri commerciali. Caputo cercherà di evolvere ulteriormente con il disco di studio che segue, Storie di whisky andati, quello della sua ultima hit, "Non bevo più tequila". Tra i due dischi un live, con partecipazione a Sanremo (abbonanto all’ultimo posto o giù di lì) e introduzione di tentazioni latine con "Il Garibaldi innamorato". E poi altre tremila evoluzioni dal pop al jazz, dai 15 anni in California al ritorno in Italia e il progetto con Baccini. Dategli un ascolto. E’ un artista che sa catturare la fantasia e si fa amare.
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