Nato a Pola nel 1933, Sergio Endrigo comincia a suonare, nei difficili anni Cinquanta, in alcuni dei più noti e famosi night del Nord Italia. Si avvicina al mondo musicale cantautoriale solo verso il 1958, ed incide il primo singolo nel 1960. Nel 1962 pubblica il suo primo, e più importante, album solista: il disco contiene un brano, "Io che amo solo te", che diventerà, con il passare degli anni, un successone nazional popolare destinato, senza eccessi e formalismi, a brillare di luce purissima.
Seguiranno, a buon diritto, grandi trionfi come "Via Broletto 34", "Viva Maddalena", "Aria di neve". Con il passare del tempo, Endrigo sviluppa una vena intimista e malinconica tipica dei chanssonier francesi tristi e strazianti. Incide dunque, brani di altissimo valore artistico e qualitativo: "Mani bucate", "Teresa" (riproposta, anni dopo, dall'amico e complice Gino Paoli), "Adesso sì" (scippata da Battisti qualche anno prima di essere interpretata da Endrigo).
Il culmine del successo e della popolarità è datato 1968: vince la 17esima edizione del Festival di Sanremo, e porta alla gloria della ribalta un brano bellissimo e toccante, "Canzone per me" (celebre il verso iniziale: "La festa appena cominciata, è già finita..."). "Canzone per te", a dire il vero, non è tutta farina del sacco di Endrigo: collaborano alla stesura del testo e della musica Sergio Bardotti e Luis Bacalov (autori, tra l'altro, di alcune canzoni minori di Endrigo: "Il dolce paese", "Una storia", "Quando ti lascio", "Perchè non dormi fratello", "Come stasera mai"). Nel 1969 si ripresenta a Sanremo con "Lontano dagli occhi", e arriva secondo. Nel 1970 è terzo con la famosissima "L'arca di Noè", cantata in coppia con Iva Zanicchi. E' tutta qui, racchiusa in un pugno di eccezionali canzoni, la prima parte della carriera di Sergio Endrigo. Brani apparentemente semplici eppure, sotto sotto, profondamente anticonformistici.

La seconda parte di carriera è, in realtà, meno famosa e meno sorridente. Nei primissimi anni Settanta Endrigo stringe rapporti di amicizia con alcuni fra i più famosi poeti del tempo, da Giuseppe Ungaretti a Mario Luzi, da Ignazio Buttitta a Pier Paolo Pasolini. Nel 1973 conosce Gianni Rodari e con il grande poeta fanciullesco comincia subito a collaborare alla stesura di alcune simpatiche canzoncine infantili: la più celebre è "La casa", poi riproposta in moltissime disparate versioni ("Era una casa molto carina, senza soffitto senza cucina, [...] Ma era bella, bella davvero, in Via dei Matti al numero Zero").
Nel frattempo intensifica i propri interessi musicali culturali e decide, un po' inaspettatamente, di virare versi suoni e ritmi tipicamente brasiliani. Fa amicizia con Vinicius De Moraes, Rafael Alberti, Chico Barque De Hollanda e Toquinho e pubblica, in maniera quasi clandestina, una serie di album caraibici e brasiliani (è inutile che vi sforziate di cercarli, sono fuori commercio da almeno vent'anni). Fra il 1985 e il 1995 cade, ingiustamente, in una specie di oblìo musicale che, volenti o nolenti, lo porterà a riflettere sul proprio passato e sui propri errori: è un periodo triste, nessuna casa discografica vuole produrgli un disco e le radio, quelle libere e tanto stupidamente acclamate, gli rispondono picche perché, illogicamente, la sua musica non è in target. La scena musicale moderna non riesce, purtroppo, ad apprezzare lo stile semplice e anticonvenziale di un'artista perfetto e, nonostante il passare degli anni, sempre costantemente lucidissimo.

Tra una comparsata in televisione, e un'apparizione a qualche sconosciuto Festival di Paese, nel 2001 Endrigo viene insignito del prestigiosissimo Premio Luigi Tenco. Purtroppo però, la malattia comincia a rodergli l'anima: parla poco, ragiona moltissimo e, quasi in una sorta di beffarda ironia, gli si semiparalizzano gli arti inferiori. Muore, solo e triste, nel 2005, dopo aver fatto causa all'amico Luis Bacalov per avergli scopiazzato le note di una sua celebre canzone per comporre la colonna sonora de "Il postino" (colonna sonora che fruttò a Bacalov, tra l'altro, la prestigiosissima statuetta dell'Oscar).

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