Anche qui in Repubblica Ceca i crauti vanno per la maggiore sulle tavole boeme, maiale crauti e canederli è di fatto un piatto nazionale. Per quanto mi riguarda essendo vegetariano (e anche peggio) quando si cucina questa pietanza a casa mi servo, al posto della carne, una doppia razione di crauti con almeno cinque pezzi di canederli.
L'effetto collaterale che i crauti hanno sull'andare di corpo è stupefacente. Oltre all'apporto di vitamine importanti per il nostro fabbisogno, la pulizia interna che il vegetale riesce a fare dell'apparato digerente la si percepisce fisicamente, sento i sette metri d'intestino ripuliti al meglio, ti spurga da sedimenti di golosità tossiche passate liberate gioiosamente senza risvegliare eventuali emorroidi con spinte sconsiderate. La fuoriuscita è pacifica e dà un sollievo che si distacca dall'atto della defecazione.
Questa beatitudine la tira fuori anche il disco servendo crauti mistici che fanno fuoriuscire la parte cosmica di ognuno di noi.
Essendo nato a Praga da un miscuglio di padre (scultore) russo e madre (poetessa) svizzera, lo sfintere trascendente di Sergius Golowin ci comunica di quanto sia staccato dalle esigenze materiali del corpo il messaggio esoterico della sua musica.
Il nostro bibliotecario schedato in Svizzera come "l'anticonformista più in vista di Berna" nel suo unico parto musicale, con l'appoggio di Klaus Schulze, parte proprio per zone concitate dell'invisibile. Affresca di porporina atemporale stati di allucinazione lucida, riempie le atmosfere con una voce metafonica dove spifferi siderali ci raccontano storie di boschi e montagne e ruscelli di altre dimensioni, ci culla con melodie che ci fanno recuperare vite passate.
E Berna incarna alla perfezione l'esser capitale mondiale di "sparizioni", dissimula nell'anonimato gli occultamenti, specialmente monetari: "vivo a Berna" uno ci dice e magicamente tutti rispondiamo "Berna? E uno che cazzo fa a Berna?" È il kraut sperimentale delle Alpi svizzere, solco eclettico inclassificabile: culla, sbarella, esalta, incendia, traspone, trasporta, sparisce, presenta, sogna, immerge, allucina.
Performance magnifica nella sua irreversibilità psichica ci getta in un'ambiente di sospensione dove convivono tutte le nostre matrioske, aperte e in fila, che aspettano la rottamazione dell'ego in un'aria densa di atomi arcaici dove ci ritroviamo in tutte le cose e in nessuna. Il distacco di una resa e un'accettazione dell'invisibile che ci circonda spennellato a mo' di suoni astrali...
Sergius enuncia mistificazione del piano materiale dove il nostro veicolo biologico vive posseduto e suggerisce una pulizia interna attraverso le "erbe acide", non necessariamente kraute, che ci traslano in cristalline vedute del nostro essere.
E cosa ci volevamo aspettare da uno che aiutò Timothy Leary, "l'uomo più pericoloso d'America", nel suo esilio elvetico e che condivide con lui la Santissima Trinità di liberazione: "Turn on, tune in, drop out". Nel "garden of delights" si coltivano anche i cavoli...
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