Descrivere Serj Tankian non è semplice. Da leader di una delle più importanti band Nu Metal degli ultimi anni, i System Of A Down, ha saputo estrarre la vera essenza del suo essere artista. Artista appunto prima che musicista, è il termine adatto per descrivere il quarantenne libanese di origine armene, da sempre infatti Tankian ha dato tanto spazio alla musica quanto alla scrittura e alla poesia e, seppur indirettamente ma volontariamente, ha spesso coordinato i suoi lavori per fini politico-sociali.
Dopo l'ottimo disco d'esordio "Elect The Dead" e la sua condotta palesemente anti repubblicana, nel settembre del 2010 pubblica "Imperfect Harmonies". Da un punto di vista musicale l'accusa che spesso gli veniva posta, era quella di ripescare e rielaborare lo stile System Of A Down nella stesura e dei testi e soprattutto nella musica (il batterista dei SOAD John Dolmayan collaborò in quasi tutte le tracce del primo disco solista, ascoltasi ad es. "The Unthinking Majority" a conferma di ciò ), ebbene chi vorrà puntare il dito contro questo secondo lavoro, non potrà riproporre le medesime accuse, questo non è un disco Nu Metal, non è un disco musicalmente aggressivo, pare non essere un disco di Serj Tankian, pare.
La componente fondamentale sono le parole ancor prima della musica, una musica riempita di influenze elettroniche e non solo, e dei testi ancora più coinvolgenti, ancora più incisivi e diretti rispetto al passato. I violini di "Beatus" si mescolano perfettamente con la sua voce sempre calda e sempre pronta a qualsiasi esperimento, cosi come il singolo "Borders Are" (di cui vi riporto video e traduzione) definisce lo schema base dell'album, riflessivo ma perspicace come sempre, in quanto l'ex SOAD non è un'ipocrita e a maggior ragione non segue le mode (penso ai 1000 dischi anti-Bush di qualche anno fa di decine e decine di band pronte a sfruttare il momento), ma segue il suo percorso, un percorso come detto anti-politico e marginalmente anche anti-religioso se si analizza l'altro singolo di lancio, "Left Of Center", tra i pezzi più ad effetto e più rock dell'intero disco. Più in generale non mancano influenze progressive e jazz come in "Wings Of Summer", come ovviamente non può mancare la presenza del pianoforte come nella splendida "Gate 21" e in "Yes, Its Genocide", da polistrumentalista qual è, Tankian non si lascia sfuggire davvero niente, e la sua voce che la si ami o la si odi, sfiora tonalità inaccessibili a molti vocalist contemporanei, filtrando fortissime influenze mediorientali ai quali noi occidentali, io in primis, non siamo molto abituati.
Concludendo affermo che l'unica pecca che si può fare al disco è la contraria del disco precedente, "Imperfect Harmonies" è talmente delicato da peccare di aggressività musicale, sottolineo musicale perchè come si è compreso, i taglienti testi dell'americano di Beirut continuano a condire pesantemente ogni suo scritto. Un disco da non ascoltare in auto o come sottofondo onde evitare possa risultare pesante e quasi noioso, bensì richiede un orecchio particolarmente attento ed aperto, aperto prima psicologicamente che nel senso letterale del termine. Nel complesso credo che l'esperimento sia ben riuscito, e seppur ritengo questo disco inferiore al precedente "Elect The Dead", credo anche che le sue nuove ispirazioni artistiche non possano che portare beneficio ad una più o meno probabile reunion dei " System Of A Down ", nel frattempo rilassiamoci con queste 'armonie imperfette', che alla fine tanto imperfette poi non sono.
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