Quella che mi appresto a scrivere sarà una recensione dettata più dal semplice susseguirsi del flusso di emozioni che questo "Season", quarta fatica discografica per il combo di Atlanta,Georgia, ha saputo e tuttora riesce ad instillarmi, piuttosto che una complessa disquisizione sul genere (assai inflazionato) a cui i Sevendust possono essere ricondotti.

I nostri sono sempre stati considerati, a torto o ragione, come esponenti di secondo piano dell'ondata nu-metal/alternative- metal/crossover che a partire dalla prima metà degli anni novanta ha soverchiato le reali aspettative, anche commerciali, per un genere che ha sicuramente portato aria fresca in un contesto musicale assai stagnante, ma che altrettanto inopinatamente non ha saputo mantenere quel sapore di novità per l'incapacità (delle case discografiche e dei fans) di puntare solamente su quelle band che hanno saputo innovare, premiando così un'innumerevole serie di clone band che hanno saturato il mercato portandolo all'implosione e alla prematura aridità artistica.

Non mi sembra questo il caso dei Sevendust, che con il qui presente "Season" toccano, a mio avviso, il proprio apice creativo/compositivo. Edito nel 2004, il disco in oggetto, sprigiona una notevole carica perfettamente miscelata alla capacità di ricondurre l'insita aggressività del combo verso aperture e chorus melodici che ti si stampano immediatamente nella memoria, senza per questo risultare banali, sdolcinati o peggio pacchiani e forzati.

Il risultato finale, ottenuto dalla miscelazione tra potenza metal (con chitarre accordate abbastanza in basso), dissonanze tipicamente nu, spirito e reminiscenze doom/stoner rock (avete presente i Trouble di quel capolavoro che è stato "Maniac Frustration"?), animo southern blues perfettamente interpretato dalla calda e suadente voce di Lajon Witherspoon, è equilibrato ed altamente emozionante.

Non vi sono presenti filler songs, ogni brano possiede un propria magia, un proprio motivo e giustificazione per essere stato incluso nell'album e il tutto suona estremamente sincero, adrenalinico e qualitativamente elevato, cosa abbastanza rara per il genere proposto, così poco propenso a fornire minuti di musica ad lato potenziale emotivo.

In più, è piacevole constatare come i nostri siano stati in grado, album dopo album, di progredire, sperimentare, spostare un po' più in là i propri confine e limiti musicali, abbandonando via via quelle spigolature, quella prosaica e un po' forzata durezza/rabbia (anche e soprattutto a livello vocale, di derivazione korniana) che fino al precedente "Animosity" (e il titolo già parla chiaro) travolgeva, a volte senza costrutto, le comunque mai caotiche linee melodiche.

Addirittura, in questo ottimo lavoro, trovano posto un ballad acustica davvero sentita e toccante come "Skeleton song" e una song dal forte sapore sudista come "Gone", notevole per la presenza di inserti acustici a stemperare il torrido contesto creato dal duo Connolly/Lowery (che dopo questa release abbandonerà la band per le solite divergenze musicali) alle asce.

Altri brani degni di particolare menzione sono l'infuocata "Enemy" (dedicata a Dez Fafara all'epoca mente dei pessimi Coal Chamber, col quale il batterista Morgan Rose ebbe da dire a causa di notevoli diverbi personali), la possente title track, dal fantastico chorus, la più canonicamente nu metal "Broken Down" (che risente di qualche influenza di derivazione Orgy di "Vapor Transmission") e la sulfurea "Separate", che unisce uno stupefacente incipit ala Trouble ad un ritornello bello melodico e coinvolgente.

 Dal punto di vista prettamente tecnico, "Season" è un album registrato e prodotto con tutti i crismi di qualità dati da un notevole budget, quindi suoni possenti ed efficaci per le chitarre e mixaggio atto a far risaltare la notevole capacità interpretativa dei nostri.

Da segnalare l'ottima prova vocale di Lajon Witherspoon, le cui linee melodiche (anche se è in grado di urlare come un ossesso) sono sicuramente un punto di forza dei Sevendust.

 In definitiva, anche se il genere vi ripugna, ma desiderate del buon e torrido rock a stelle e strisce, non andate oltre e procuratevi questo piccolo capolavoro.

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