Con una delle carriere più brevi nella storia del rock, i Sex Pisols si sono imposti con forza entrando (anche) di diritto a farne parte. Un solo album alle spalle e tanto materiale postumo, spesso vera e propria fotocopia di quanto già in circolazione, che ha comunque aiutato ad accrescerne considerevolmente il mito. Il punk a cui il gruppo viene giustamente associato è (stato) sì un genere musicale ma ha contraddistinto tanto di quello che gli girava intorno, trasformandosi in un fenomeno di costume e catapultando se stesso in una inevitabile deriva. Un incontenibile entusiasmo che segnò gli inizi di un fenomeno che ebbe un importante ruolo di crescita e che in principio fu colto, ma che l'avidità della grande industria discografica ne aiutò la sua dissoluzione.

KISS THIS (Virgin, 1992) ha il pregio di essere il prodotto più completo che sia mai stato pubblicato dopo lo scioglimento della band. E questo non solo perché contiene l'intero studio set di NEVER MIND THE BOLLOCKS, ma anche per la presenza di b-sides dei 45 giri che oggi sono patrimonio dei collezionisti. Tra le immortali "Anarchy in the U.K." e "Holidays in the Sun" trovano giustamente spazio la sfontatezza di "Did You No Wrong" e "No Fun" rispettivamente accoppiate sui singoli di "God Save the Queen" e "Vacant", mentre nell'ardore di "Satellite" si possono scorgere liriche altrettanto incandescenti quanto maledettamente in rima. Brani dalla struttura semplice ma fulminante sempre miscelata a melodie pungenti e mai vergognosamente commerciali. Sex Pistols, inizialmente dei precursori tutt'altro che inarrivabili, armati semplicemente di tre accordi (quando va bene) e un'attitudine diretta che trovava il suo sfogo ideale negli incendiari live-act. Forse la cover più degna di nota è una rigenerata versione di "Don't Give Me No Lip Child" (Dave Berry) quanto la crudezza di "Bodies" - che porta la firma dei quattro anrchici per eccellenza - ti permettere di scuotere la testa senza freni, mentre le storiche performances vocali di Sid Vicious e Steve Jones sono rispettivamente reperibili su "My Way" e "Silly Thing" che si succedono completando ad ad arte il quadro.

Un album che ovviamente non consiglio a chi ha già tutto dei Pistols, ma che mi sento di suggerire a coloro i quali - incuriositi da quello che in molti definirono impropriamente un sottogenere del rock'n'roll - vogliano avere un'infarinatura di una di quelle rivoluzioni musicali che ad oggi ci fa continuare ad affermare che il punk (rock) is not dead!

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