Formata da ben sei insegnanti di musica, gli Shadow Gallery sono probabilmente una della prog-metal band meno conosciute. Nati musicalmente nella Pennsylvania, questi sei musicisti vengono influenzati nella fase compositiva da gruppi progressive come Yes, Jethro Tull, Genesis, musica heavy-metal (Iron Maiden) e dalla psichedelica dei Pink floyd. Nel loro quarto lavoro, “Legacy”, le varie influenze jazz e fusion si mescolano alla classica e al hard rock.
Il cd infatti è equilibrato ed efficace e l’ascoltatore viene soddisfatto in pieno essendoci un suono “completo”. In parole povere non manca veramente nulla all’album, se non un po’ di potenza in più in parti predisposte ad un suono più duro. Ma probabilmente questo è il bello del disco. Le traccie sono strutturate tipo “ballad” o in alcuni casi “semi-ballad”, con qualche esplosione, rievocante il sound dei Symphony X. I componenti oltre ad essere polistrumentisti, cantano (tutti e sei!!) in ogni traccia, creando duetti e cori teoricamente epici. Tecnica e fantasia non mancano di certo, ma la “galleria delle ombre” va oltre ciò, creando un sound sempre suggestivo e interessante. Mike Baker è il cantante solista, supportato da Brendt Allman alla chitarra, Carl Cadden James, (basso, fretless e flauto), Gary Wehrkamp (piano, guitar e synthetizer); tutti e tre partecipanti al progetto Mullmuzzer assieme a James Labrie. Concludono la line-up Kevin Soffera alla batteria e Chris Ingles, piano e synthetizer.
Questi sono gli autori di un lavoro, che regala per oltre 70min, un ascolto facile, melodioso e scorrevole. Parecchi i pezzi acustici e atmosferici che riempiono l’album di situazioni che si avvicinano molto al periodo pre-romantico, con attinenza ad una melodia fantastica, tanto da farvi viaggiare con la mente verso mete ed ere sconosciute e incredibilmente lontane. I vari strumenti si rendono responsabili dando vita ad un armonia molto evocativa e di facile assimilazione. I pezzi acustici e atmosferici di chitarra, accompagnati quasi sempre dal fretless e dal piano, sono la vera chicca del cd, esercitando quasi sempre una sinfonia semplice, ma stupenda. È riduttivo nominare le song più belle, perché i pezzi sono legati l’un l’altro e scorrono con grande fluidità dall’inizio alla fine. Vi consiglio vivamente l’ascolto.
Carico i commenti... con calma