Ciò che mi appresto a recensire è secondo me da considerare (e non credo assolutamente di esagerare) uno dei migliori album mai scritti. Prodotto e messo sul mercato nell'ormai lontano 1992, "Powers Of Ten" del grande Shawn Lane è un grandissimo disco di jazz fusionistico dagli accenni vagamente rockeggianti. Vorrei spendere prima due parole per questo fantastico musicista, purtroppo scomparso all'età di 40 anni: Shawn Lane è stato e sarà sicuramente uno dei migliori chitarristi che abbia mai toccato terra; non esiste nessun Petrucci o Vai che regga il confronto, Lane aveva oltre ad una tecnica impressionante sotto tutti i punti di vista, un tocco ed un amore per la musica (quella vera, quella che ti porta via il cuore con la sua classe e leggerezza), che ti rapiva e ti portava in un altro luogo nel quale potevi, e io personalmente ancora spero di poter andare, distrarti e pensare a cose belle, tranquille.
Questo immenso lavoro si apre nel migliore dei modi, con una track sognante, melodica, dolce e leggera che tocca i miei sentimenti più profondi, la canzone in questione si chiama "Not Again", vero capolavoro della fusion che ci mostra un chitarrista che senza fare degli assoli impossibili ci regala delle sensazioni più uniche che rare. I tempi di batteria sono quelli classici del jazz, la musica piuttosto studiata e comunque complessa si lascia ascoltare con amore e gioia, cosa che secondo il sottoscritto sta diventando sempre + difficile. (Voto 10).
Si continua con un altro capolavoro: "Illusion", bellissima, le parole per descriverla non esistono, potrei provare con allegra, leggera, fantastica... ma forse non basterebbe neanche un vocabolario di complimenti per descrivere così tanta bellezza trasformata in note musicali. In questo brano Lane tende a mettere leggermente più in risalto la sua immensa tecnica, attraverso dei soli eseguiti con un'acustica ed in seguito con una chitarra elettrica che fanno realmente impressione. Grandiosa. (Voto 10).
Si passa così a "Get You Back" canzone dal notevole fascino e dagli accenti più marcatamente rock: in questo caso il jazz viene messo un pò più da parte, ma ciò non può che far piacere al fine di spezzare leggermente il ritmo. Eccezionale ancora una volta il lavoro di tutti i componenti che ci regalano uno strumentale da mettere i brividi oltre che un'allegria unica. (Voto 9,5).
Arriviamo dunque a "West Boogie Side", pezzo veramente fantastico che ricorda molto lo stile di Steve Morse. Eccellente la musicalità e dei bei riffoni rock che farebbero impallidire chiunque per la loro perfezione e raffinatezza, magnifici come sempre (ma non mi stupisco più) i musicisti, che riescono a non far mai calare l'attenzione nell'ascoltatore. Eccezionale il solo di chitarra nel mezzo della canzone. (Voto 10).
Ed ora dopo due pezzi fusion e due rock, si passa al jazz più puro ed incontaminato. 13 minuti di pura estasi con "Powers Of Ten" che ci mostra un musicista che come pochi (vd. Pat Metheny) riesce a costruire una suite lunghissima, di una bellezza disarmante che ti lascia a bocca aperta per vari motivi, vuoi perchè è leggera, vuoi perchè in altri parti si fa più decisa, ma anche per il suo voler assomigliare in alcune parti alla musica classica di fine '700. Una magnifica operetta che ancora una volta non può che essere definita come vero capolavoro. (Voto 10).
Altro grande brano, stavolta suonato tutto con il piano, forse la track che meno mi prende, ma per colpa mia... non essendo io un grande amante di brani suonati solo al piano non posso coglierne appieno la bellezza, ma sono sicuro che ci sarà molta gente in grado di apprezzarla! (Voto 9-).
Si ritorna così a toni vagamente rockeggianti con Paris, canzone nella quale il basso si fa bello vivace e tinge di note fantasiose, nonchè fantastiche, un brano divertente ed allegro che si divide tra rock e jazz classico in maniera sapiente risultando un pezzo unico all'ascolto, provatelo e mi darete sicuramente ragione, ve lo assicuro. (Voto 10).
Il pezzo successivo, "Esperanto", è sicuramente il più easy-listening di tutto l'album, melodia semplice ma molto gradevole, per una canzone che scivola via senza neanche il tempo di accorgersene, non un capolavoro al livello delle altre ma pur sempre un'ottima canzone. (Voto 8,5).
"Rules Of The Game" è un altro brano dalle tinte rock abbastanza veloce, tende a mettere in primo piano i tecnicismi di batteria e chitarra con un ausilio non indifferente di piano, basso e xilofono. Sognante la parte centrale con l'aiuto brevissimo di un pregevole sassofono. (Voto 9,5).
La 10° track, "Gray Piano's Flying" ci presenta un perfetto connubio tra jazz e rock progressive, che secondo il sottoscritto merita molti ascolti prima di essere apprezzata appieno a causa dei forse eccessivi virtuosismi della chitarra. Buon pezzo ma forse nulla di più, assieme ad "Esperanto" la meno fantastica. (Voto 8).
Ed ora siamo arrivati alla fine dell'album, che si chiude con la cortissima canzone "Epilogue For Lisa", canzone che scusatemi ma non so proprio come descrivere, potrei provarci ma non riuscirei comunque ad esprimere la sua infinita dolcezza e bellezza, la sua raffinatezza e spontaneità... l'unico consiglio che posso darvi è quello di ascoltarla e forse allora potrete capirmi e potrete capire cosa significa realmente comporre musica di gran classe. (Voto 10 e lode... darei di più ma non esiste!!!!!).
In definitiva mi sento di definire questo album perfetto sotto ogni punto di vista: tecnica, feeling tra i musicisti, musicalità. Non esistono Images & Words in confronto, anche se so che sono due generi diversi. Vi consiglio con tutto il cuore di ascoltarlo, non ne rimarrete assolutamente delusi.
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