“Se noi siamo The Beatles, dove sono The Rolling Stones… non sono certo i fottuti Shed Seven” Noel Gallagher a Melody Maker… 1994.
Basterebbero le parole di The Chief per capire che siamo di fronte ad un grande debutto. Grandissimo.
“Change Giver” esce a settembre del 1994 e per dire la verità raggiunge “solamente” la 16ima posizione della classifica di vendite in Gran Bretagna, ma è uno di quei dischi che non passano assolutamente inosservati, né agli addetti ai lavori né tantomeno ai musicisti coevi e “posteri”. “Dirty Soul” e “Speakeasy” sono i due brani scelti per aprire e lo fanno in modo perfetto… connubio di chitarre sostenute e melodie ondulate, che partono dal Madchester di Stone Roses, Inspiral Carpets e soprattutto Charlatans per arrivare agli stessi Oasis, ma loro sono di York ed il loro sound è molto più morbido ed “”intimista”” di quello dei fratelli Gallagher, come testimoniato benissimo nella successiva “Long Time Dead”. A tratti la band di Rick Witter e Paul Banks gioca a fare i Blur che giocano a fare The Smiths, riuscendo comunque a mantenere tutto ad un livello alto e soprattutto originale nella forma finale, “vedere” un brano come “Heads And Hands”.
“Casino Girl” (lato AA del singolo ”Mark”, vero debutto della band e tributo ed omaggio al sound di Morrissey e Marr) sembra uscito direttamente da “Second Coming” di Stone Roses, anche se manca ancora un anno per il secondo episodio di Ian Brown e soci. “Missing Out” è di una delicatezza commovente e “Dolphin” (ultimo dei quattro singoli estratti dall’album) è il perfetto bignami della musica ““indie”” britannica della seconda parte del decennio e di buona parte di quella del primo lustro del nuovo decennio. “Stars In Your Eyes” ed “Ocean” sono forse i due anelli più deboli del lotto, dream-pop carino e semplice, fatto come se Ocean Colour Scene dimenticassero per un attimo tutti i loro problemi…
“On An Island With You” (il mio brano preferito in assoluto di Shed Seven) chiude degnamente con i suoi abbondati 8 minuti il miglior disco inglese del 1994 per distanza, se solo non ci fosse stato “Definitely Maybe”…
In soldoni, uno dei 5 migliori dischi “Brit-Pop” di sempre… semplicemente.
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