Fa le fusa mentre la accarezzi, gode e ti regala cinque minuti di puro piacere che ti fanno stare bene. Chiudi gli occhi, te li stropicci un momento e “PAF”, il tempo di riaprirli e non c'è più.

Il fatto è che se una donna normale un venerdì sera vuole uscire con l'intento di accalappiare qualcuno, scoparselo per dirla tutta, non avrà il minimo problema. L'uomo medio, al contrario, si dovrà umiliare, dare il meglio/peggio di sé, buttare soldi nel cesso con il rischio di terminare comunque la serata guardando un bel video su un sito che, sì, comincia con you, ma, no, non finisce con tube.

Il bipede di sesso maschile è schiavo del sesso: siamo genuinamente molto più vicini ai nostri parenti di milionaria data rispetto alle donne, e questo ci pone in una situazione di disequilibrio per una mera questione di domanda ed offerta. Una sottomissione ben fotografata dalla memorabile strofa degli EeLST “lei è il mio piccione/io il suo monumento” (cagami) che mi ha sempre strappato sorrisi storti e sbilenchi per quel suo saper fotografare fin troppo bene il rapporto uomo/donna.

Peggio delle sue amiche, quelle prodighe di consigli su quale siano le lame di acciaio temperato tedesco atte al miglior taglio possibile degli zebedei del malcapitato di turno, c'è solo la televisione che con “Dinasty & Co” e programmi ad hoc è riuscita negli anni a proporre ed affinare nuovi modelli di donne. Esemplari astuti, fin troppo consci del proprio potere e che con comprovato sadismo si divertono a tritare gli uomini, ridurli in una polverina da gettare a fuoco lento in una padella piena di cose non dette, allusioni e fumosi discorsi. Per un uomo che non è dotato di quelle rare, speciali e nobili qualità capaci di fare breccia nel cuore di una donna, (€€€, ma anche i verdi $$$ e le care vecchie £££ vanno benone), è assai complesso stare in una posizione dominante. Una ragazza che “se la tira” (mi adatto al lessico dell'opera) deve essere misteriosa, inafferrabile e gratuitamente complicata e così, se dice A è ovvio che non si stia riferendo a alla prima lettera dell'alfabeto ma, come minimo, alla prozia che risponde al nome di H. E se non sarete in grato di comprendere questo semplice, chiaro e lineare modo di comunicare verrete pure presi per il culo perché vi verrà contestato il fatto che non la sapete ascoltare veramente e che non tenete a lei: preludio perfetto affinché prenda il sopravvento mettendovi il broncio. Si allontanerà per far aumentare la vostra gelosia, vi costringerà a farvi spendere dei soldi in regali e senza sapere perché vi ritroverete a chiedere pure scusa con la coda tra le gambe.  
Il corteggiamento prima, la relazione poi, si sono trasformati in una partita a scacchi/campo minato nella quale è sempre bene tenere a mente che quel venerdì sera di cui sopra, è una carta che loro hanno in mano. Spesso non vogliono fare all'amore (almeno con noi), ma a differenza nostra possono farlo con estrema facilità uscendo di casa ed infilandosi nel primo bar.

Come se tale situazione non fosse già sufficientemente grigia anche l'editoria è uscita con un "vademecum" per trasformare quelle poche ragazze che ancora non credevano di avere una vagina tempestata di brillanti e d'oro massiccio in sadiche capaci di mettere dolorosamente a cuccia i rispettivi compagni/mariti con poche chirurgiche mosse. Il libro con metodologia scientifica curata nei minimi dettagli (cinque interviste fatte a conoscenti dello stesso quartiere) sostiene che le cosiddette “stronze” siano il massimo per noi ometti: una manica di stupidi masochisti che vogliono una donna che li faccia soffrire. Una donna che, mitragliata da mille lusinghe e tira e molla, si concede alla nostra perenne voglia di sesso solo dopo averci ucciso con una miriade di emicranie e spossatezza, magari dopo aver ricevuto qualche regalino e bella cenetta in cambio. Questa, secondo l'autrice (mica scema) è la ricetta per una relazione stabile perché l'uomo è cacciatore e vuole avere una preda sfuggente da inseguire perennemente. Il concetto rivoluzionario viene ripetuto con cento leggi che dicono la stessa cosa.

Il libro è scritto con un lessico da prima media, un'impaginazione che mi fa rivalutare le mie tesine delle superiori nelle quali cercavo di allungare il testo striminzito come la pasta della pizza utilizzando caratteri assurdi, restringendo leggermente i bordi, inserendo mille capoversi e note inutili e vattelapesca. L'autrice in questione per raggiungere le trecento pagine, (non più di cento per un testo normale), e giustificare così un prezzo esagerato sfiora il ridicolo. É un testo pieno di stereotipi infantili per descrivere la controparte maschile, pregno di un femminismo talebano, una caratterizzazione radicale dividendo uomini e donne in macro categorie non curandosi minimamente, come ho fatto io volutamente nella rece, della complessità.

La cosa terrificante è che quest'opera, (molto bella la copertina per quanto il libro non parli minimamente dell'importanza di una buona tecnica di fellatio per costruire una relazione sana, stabile e duratura), riesce a ben descrivere la maggior parte delle donne con le quali sono uscito negli ultimi tre anni. E allora maschietti del debasio sporcatevi i polpastrelli e leggete “Falli Soffrire”; magari sciacquatevi la bocca con un classico dopo e lavatevi le mani. Questo frullato di luoghi comuni scritto in malo modo se letto al contrario, (negli intenti dell'autrice è un testo rivolto esclusivamente alla popolazione femminile), può essere un ottimo metodo per farci soffrire di meno

Quando ci ritroveremo per terra con le ossa rotte a rivivere una storia finita composta da parca passione alternata ad un mare di indifferenza, falsa e calibrata approvazione (sessuale ma non solo), potremo leggere le cento leggi del fascino snocciolate dall'autrice Sherry Argov. Mezzi rincoglioniti e semi incoscienti sul tappeto del ring capiremo finalmente che non è stato un gancio accidentale di una distratta Sugar Love a scontrarsi sul nostro mento, ma è stata una badilata premeditata di una fottuta Bloody Mary. 

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