Era il 1993: il mondo musicale era affascinato dall' ondata rabbiosa di Seattle e dintorni, "In Utero" dei Nirvana e "Versus" dei Pearl Jam dominavano le chart americane tracciando un solco profondo tra il loro rock, viscerale e sofferto, l' hip hop e il country sempre presente da quelle parti e un pop commerciale che trovava ancora come migliori rappresentanti al femminile le voci di Mariah Carey, Whitney Houston e il soul pop di Janet Jackson.
Dal Missouri arrivava una ragazza bella e cresciuta ascoltando Led Zeppelin, i Rolling Stones e Bob Dylan, reduce da una dura gavetta, prima come corista nel "Bad Tour" di Michael Jackson poi come aspirante cantautrice alla ricerca di un contratto discografico che non arrivava mai, tra porte sbattute in faccia e biechi tentativi di trasformarla in una pop star, sfruttando magari anche la sua gradevole immagine.
Anche il suono di questo "Tuesday Night Music Club" nei primi provini era leccatissimo, allora la cantautrice Sheryl Crow buttò via tutto e si affidò a Bill Bottrell, produttore che la portò finalmente ad un sound rock pulito e molto "live".
Bob Dylan la invitò al concerto-festa per celebrare il suo compleanno nel 1993, al Madison Square Garden, e di lei disse: "Sono trenta anni che canto in giro, abbastanza da potermi rendere conto del talento altrui. Tu possiedi veramente qualcosa".
Tutti possono sbagliare, anche il Premio Nobel Mr.Zimmerman, ma in questo caso la scommessa è stata vinta: in questa prima prova c'è la delicata e oggi ormai nota ballata "Run Baby Run", l' intima “Strong Enough” dove, ribaltando il gioco delle parti, Sheryl chiede ad un uomo “Are you strong enough to be my man?”.
Tutto scorre piacevole ed orecchiabile, dal funky di “Solidify” all' atmosfera on the road di “Leaving Las Vegas”, accompagnata da un videoclip dove viene omaggiato anche Elvis Presley, la raffinata e jazzata “We do what i can” fino alla delicata “I shall believe”, traccia di chiusura amata dai fan più accaniti.
Questo disco sarebbe però passato inosservato senza “All i wanna do”, il potente singolo che ha permesso a Sheryl di entrare in tutte le classifiche mondiali e che ha lanciato a scoppio ritardato l' intero progetto, catapultandola in alta rotazione su radio e tv musicali, portandola a vendere quattro milioni e mezzo di copie e di aggiudicarsi, per questa canzone, due Grammy Awards.
Nel 2009 esce una “Deluxe edition” dell' album con un Bonus DVD contenente i videoclip dei singoli, un breve documentario del Tuesday Night Music Club Tour '93-'95 e, soprattutto un secondo cd audio con materiale inedito e B- Side di discreto livello che fotografa lo stato di grazia dell' artista.
E' la voce di Sheryl in tutte le sue sfumature ad uscire in questi brani, da “storyteller” nella sarcastica “Killer life”, sorprendente negli inediti sospiri sensuali di “Essential Trip of Hereness” e graffiante nella cover Ledzeppeliniana “D'yer Mak'er” che già fece nella sua esibizione ad MTV Unplugged.
In definitiva, un disco di buona fattura, un ottimo esordio, da scoprire andando oltre ai celeberrimi singoli.
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