A settecentoventiduegiorni di crono-distanza dalla prìmigenia quanto musicalmente trabocchevole, straordinaria, coinvolgente prima calata degli incendiari Lanzichenecchi del Sol Nascente in quel di S. Anna Arresi è avvenuta la insperata Shirazu-rentrée in (Gola Profondesca)pompa magna per la apertura della XXII Rassegna "Ai Confini Tra Sardegna e Jazz" organizzata dalla davvero lungimirante Associazione Culturale "Punta Giara"; i davvero numerosi(ssimi) astanti radunati all'ombra [ancorchè fosse inoltrata e tarda sera] del Paleozoico Nuraghe del medesimo, marino, agglomerato urbano ospitante, hanno avuto l'occasione di (ri) [per chì prese parte alla precedente musico-bolgia] assaporare, suddiviso eccezionalmente stavolta in due distinte, quanto convulse serate, lo straordinario e pentagrammaticamente itinerante sciò Shibusaense.
La sfavillante, sferragliante, multiforme, oserei dire multigrada, Orchestra Shibusa Shirazu (per chì non ne fosse eventualmente avveduto) è un fenomenevole agglomerato (non solo musico)artistico à 370° chè omnicomprende al Suo esagitato et escogitato interno di tutto un (non-solo-nipponico) po': oltre alla straclassica pullmanata di strumentisti potenzialmente, massicciamente e programmaticamente imbizzarribili (15/20/30 oggiùdilì asseconda della occasione/spazio à dispsitzionem) il fumogeno Messer Daisuke Fuwa (conducator di squinternate danze & améne paranze) trattiene, a tratti davvero à stento, una folta e stratificata combriccola di decerebranti agitatori/vocalists/mestieranti/teatranti/ballerine/portatrici-sane-di-banane [con & senza cotillons] et cosivvia costituenti un variopinto e calamitoso pout-pourry sia dal point-of-view prettamente musicale, che oqulo-visivamente cianciando, addirpoco espectacolare.
Zwei consequenziali nottate (si vaneggiava) pressoché perfette sotto ogni musico-latitudine con una seppur lìeve propensione (trattasi di quisquiglie, naturellement) per la seconda delle due, ove personalmente riterrei, hanno realmente e più sconsideratamente, congruamente posto in essere gli aspetti speculari/peculiari maggiormente musico-disinibiti e le sconquassa-audience caratteristiche tipiche delle Shibusa-performances: i densissimi frammenti estrapolati dalla folta e perlopiù qualitativamente notevole discografia, divengono per la n-esima volta in sede laiv portentosi, dilatati, strapazzati e eucaristico/collettivi dèliri/crescendo spinti, in spezial modo nei frangenti più convulsi e trascinanti, alle extreme musico-consequences.
Rispetto alla performance del biennio scorso l'impianto prettamente musicale hà sùbito una (diciamo così) equilizzatrice ottimizzazione: estromessi teremin, due tastieriste e tuba, dentro vice/versa pianoforte a coda (per gradire), doppio basso elettrico oltrechè abituale e unisona doppio set di percuotibile batteria.
Con tali e tante ricchissime premesse le due serate, di circa two hours cadauna, si son conchiuse, dopo qualche comprensibile e naturale, autodifensiva titubanza, nel delirio generale tra il leggiadro svolazzìo di enormi dragoni volanti e japan-amenità di ogni sorta, in agitatissima e divertita, gioviale danza sia sotto il microbico (per contenerli tutti) palco [ove ad uopo è stata creata una sorta di càtino humano-contenitivo] altresì nell'emiciclo costituito dalle stipatissime e soddisfatte presenze abbarbicate nelle gradinate prospicenti.
Detesto ripetermi (ma): chì celafà [ora] à recarsi à oqulo/auscultare un qualsivoglia ensemble con todo stò impressionante popò di Giapanizzato Ben-di-Dio impresso (à fuoco) nelle mantecate orecchie ?
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