Shide ... e guarda come ti eseguo il Nu Prog Metal ...
Un disco per essere un buon disco deve essere soprattutto personale, se poi piace vuol dire che stai trasmettendo emozioni. Importante è percepirne le fatiche per realizzarlo.
Quando ho avuto tra le mani questo album autoprodotto mi sono reso conto che già nella veste grafica di tempo e fatiche ne erano state spese ... sapevo inoltre che avrei ascoltato del prog quindi nell’inserire il supporto nel lettore a grandi linee intuivo cosa stavo per assaporare ed invece ... lo stupore.
Quello che vi ritrovate ad ascoltare se siete esperti di Metal, progressive, nu-metal è qualcosa che avete già assaporato… ma permettetemi di dire che i cuochi che hanno messo assieme queste prelibatezze fatte di ingredienti che indubbiamente conoscete hanno realizzato qualcosa che così preparato risulta un brivido ... una goduria per il nostro cervello.
Se invece non sapete cosa siano questi generi posso solo suggerire le parole che seguono.
Gli Shide sono da sei anni in campo e nel 2004 dopo un demo e un singolo, escono in con A Shadow’s Dilemma che è anche il nome del primo pezzo, un cavalcante intro della seconda canzone "Unstable Reality" (6.30) misterioso e deciso con picchi elevati delle due voci Renata Morizio e Jay Pepe che si alternano e si fondono sfiorando il profondo e accarezzando il paradiso. Qui la chitarra di Stefano Giungato in assolo non stupisce l’ascoltatore esperto mentre in fusione con gli altri componenti è un sound veramente piacevole, da apprezzare il lavoro di Antonio Valerio alle tastiere.
Terza canzone è "The Scarecrow" (6.55) forse a mio avviso il pezzo migliore dell’album, la doppia cassa di Danilo Bragazzi ripercuote lo spirito, la ritmica è spesso una continua variazione di tempi con sprazzi di jazz e di accenni death metal.
Segue "Shadows and Dust" (4.32) poetica ballata e 54 pezzo strumentale che scorre rapido, deciso e impreziosito anche questo da splendide variazioni di generi.
Sesto pezzo è "Baltic Eyes" (5.32) dove la voce di Renata fa da padrona con l’ottimo basso di Donato Casale.
Si continua con una suite divisa in tre parti che è "Storm" (12.34) con una prima parte calda e d’atmosfera e quando si passa al corpo della canzone Stefano fa sognare ricordando Petrucci in "A Change Of Seasons". La terza parte mostra nuovamente la bravura di tutti i componenti lasciando l’ascoltatore esperto pienamente soddisfatto e alla ricerca di un nuovo ascolto.
L’album si chiude con "Enigma" (?) una chicca elaborata e ricca di sentimento.
Nient’altro da dire solo che è un lavoro molto piacevole che ci conduce ad una realtà prog italiana veramente da non sottovalutare.
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