Che genere propongono i Shinebox? Le risposte in Rete sono molteplici: chi dice rock, chi post-hardcore, chi hardcore new school e chi più ne ha più ne metta... La verità è che una tale confusione a livello mediatico è sempre controproducente, sia per chi legge e sia per il gruppo, il quale si trova nel marasma di parole spesso e volentieri senza alcun senso donate dallo scribacchino di turno.
Ci sono poi situazioni come quella dei Shinebox dove oltre al caos mediatico, troviamo anche il caos all'interno della band, visto che nonostante un paio di produzioni alle spalle e tour Oltremanica con "Into The Great Void" questi musicisti non sono ancora riusciti a trovare la propria dimensione ideale sulla quale muoversi. La loro proposta è decisamente varia, al limite della sconclusionata: all'interno di ogni canzone si trovano infatti molteplici variazioni tecniche e di stile che non riescono a dare all'ascoltatore i tratti somatici di ciò che dovrebbe rappresentare questo lavoro. Post-hardcore? Decisamente no, nonostante di tanto in tanto la volontà di provarci si nota. Hardcore new school? Può darsi, visto che in fondo sotto questo termine vengono indirizzate proposte difficilmente catalogabili (come questa, per l'appunto). Rock? In alcuni frangenti sì, soprattutto quando i Shinebox si prodigano in riff ad alto contenuto melodico.
Un lavoro da studiare in percentuali insomma. Nonostante ciò bisogna però ammettere anche alcuni pregi, come la capacità di tanto in tanto di sfornare belle canzoni e risultare attendibili nelle situazioni più heavy. Di contro non convincono le parti vocali, soprattutto quelle melodiche, troppo scariche se confrontate con il resto della proposta. Il giudizio finale è una quasi sufficienza, dettata dal fatto che nonostante tutto questi musicisti qualche buona carta da giocare ce l'hanno ancora. A presto per ulteriori nuovi sviluppi in merito.
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