Un saluto a tutti, mi scuso subito se per il mio esordio come recensore scelgo un cd di cui si è gia parlato, ovvero "The Sound Of Madness" degli Shinedown, ma reputo, senza voler offendere nessuno, che la rece già presente sia un pò troppo scarna e povera d'informazioni; non rende giustizia a questo che considero essere un grandissimo album. Ma procediamo subito all'ascolto del disco.

I cinque di Jacksonville partono subito forte con la canzone più pesante del lotto, il singolo "Devour", di cui sono da segnalare l'interessante sottofondo a mò di marcia militare realizzato da batteria e tastiera ed il cantato heavy di un inedito Brent Smith in versione David Drainman dei Disturbed; potente ed adrenalinica. Il ritmo non scende con la title track "The Sound Of Madness", grazie soprattutto ai buoni riff di chitarra ed al ritornello anthem (inaspettato dagli Shinedown, ma proprio per questo interessante) "I've created the sound of madness / wrote the book of pain / somehow I'm still here / to explain..

Dopo due ottime canzoni hard rock (è già stato fatto il paragone con alcuni brani di "Metallica", effettivamente lo stile è quello) gli Shinedown piazzano la prima ballata dell'album, ed è ancora pollice in alto: "Second Chance", questo è il titolo della canzone, è una ballad intensa e poetica, forse anche con valore personale per il singer, in quanto tratta dei rapporti conflittuali all'interno di una famiglia, problemi a cui non è stato estraneo. Il sound torna heavy con "Cry For Help", buona ma meno riuscita delle opener, ma poco importa: serve solo come brano di passaggio per due canzoni che sono altrettanti piccoli capolavori: "The Crow And The Butterfly", canzone che circolava già nei live antecedenti a questo album, un epicissima ballad magistralmente interpretata da Smith e accompagnata da un bel sottofondo orchestrale di violini, e "If You Only Knew", prima vera e propria love song della band, sicuramente riuscita; il coro, molto romantico, sarebbe un delitto non proporlo in radio in veste di prossima hit: "it's 4:03 and I can't sleep / without you next to me I toss and turn like the sea / if i drown tonight bring me back to life / breath your breath in me, the only thing that i still believe in is you / if you only knew".

La seconda parte dell'album è forse meno riuscita della prima: ad aumentare la lista di Hard Rock songs ci sono "Sin With A Grin", niente di male ma un pò troppo "Load" dei Metallica e "Cyanide Sweet Tooth Suicide", la canzone più veloce della loro discografia, carina, un pò punkeggiante; gli ultimi due brani dell'album sono un flop totale ed un altro piccolo capalavoro: se "Braking Inside" pare (purtroppo, molto purtroppo) una b-side di "All The Right Reasons" dei Nickelback, la conclusiva "Call Me" è un altra bellissima perla dell'album, con il cantato caldo e profondo di Smith accompagnato dal pianoforte; probabilmente un futuro classico della band.

Tirando le conclusioni questo terzo lavoro è, a mio avviso, anche il migliore degli Shinedown, in quanto riescono a mescolare ed accentuare come Dio comanda il loro lato hard rock con quello più soft, cosa che non erano riusciti a fare con i precedenti lavori "Leave A Whisper", giudicato stroppo pesante, e "Us And Them", l'esatto opposto.


4.5/5, buon ascolto. 

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