Doveva pur succedere.
Doveva pur succedere che nel Sol Levante qualcuno, tra cortometraggi e mediometraggi, si sarebbe messo di buona lena per realizzare quell'incrocio tra fantascienza, azione e horror che è "Tetsuo: The Iron Man", scioccando e trionfando in quel FantaFestival di Roma, proprio nel 1989, anno di pubblicazione della pellicola.
Ma doveva pur succedere anche il fatto che l'autore di tale lavoro sarebbe tornato prima o poi sui propri passi. E tornare ad affrontare il contrasto Cronenberghiano tra uomo e macchina non è di certo una cosa che fanno tutti, figuriamoci poi nel campo cinematografico.
Effettivamente per Shinya Tsukamoto andava bene così. Era una buona idea, dopo l'esperimento "Hiruko The Goblin", nel 1992, spostarsi da un quartiere qualunque al cuore della città, dal bianco e nero al colore. Ed è così che è nato "Tetsuo II: Body Hammer".
Ritorna Tomoo Taniguchi (Tomorowo Taguchi), pronto a battersi contro una gang di pazzi, capitanata dall'ambiguo Yatsu (Shinya Tsukamoto) e pronta a tutto pur di farlo impazzire, prima rapendogli il figlio e poi la moglie. Le conseguenze saranno inevitabili e devastanti.
Già dalla prima visione del film si sentono i cambiamenti operati dal regista. Alla schizofrenica ed inarrestabile dicotomia carne-metallo del primo capitolo si contrappone la furia di una sorta di odierno incredibile Hulk dalle sembianze post-industriali, vero e proprio "martello di carne" annidato nel corpo del povero Taniguchi, assetato di vendetta per tutti i dolori subiti, il tutto tra urla Munchiane, rumori sommessi, inquietanti ricordi d'infanzia e molta, molta sofferenza, con tanto di un'atmosfera blu monocromatica che prevale per tutto il film, e forse adatta per rappresentare il velo di oscurità e di dolore sul volto della famiglia.
Il minestrone risultante è godibilissimo, ma c'è una domanda di fondo: cosa rende questo sequel inferiore al primo "Tetsuo"?
Forse l'aggiunta di una trama vera e propria. Forse è stato questo particolare ad aver tolto un po' di smalto a quella che era la vera anima di Tetsuo: il delirio, la pazzia, in una via percorsa senza fine, senza una via d'uscita dal virus del metallo. Qui il delirio permane, ma la via d'uscita c'è, di fronte ad una Tokyo che finirà inconsapevolmente in macerie.
Eppure questo piccolo neo non è un male vero e proprio, per uno come Tsukamoto. Anzi, quest'uomo è stato capace di sorprendere ancora.
Perchè è quello il suo intento, da sempre. Stupire, così come disturbare. Disturbante è il suo stile. Disturbanti i suoi film. Ma godibili nello stesso tempo. E "Tetsuo II: Body Hammer" non fa eccezione.
Chi non ama questo genere, o se ne tenga alla larga, se non ha lo stomaco per affrontare certe visioni, o dia comunque una possibilità a questo film, così come al predecessore (nel caso non l'avesse visto), pur essendo consapevole di quel che i suoi occhi vedranno.
"Che silenzio..."
Un silenzio non tanto duraturo, destinato a mutarsi in caos. Tremate, il mostro è tornato, e a giudicare dalle recenti ultime notizie riguardanti un probabile "Tetsuo 3" in post-produzione, girato a New York con l'aiuto di Quentin Tarantino, probabilmente non se ne andrà tanto facilmente.
Il mondo è stato avvisato.
Carico i commenti... con calma