In pochi si ricordano degli olandesi Shocking Blue, molto probabilmente perché hanno pubblicato un solo singolo di successo planetario e poi non sono più riusciti a produrne di altrettanto famosi. Il singolo in questione è Venus, celeberrima ed accattivante canzone pop, prima in classifica nel febbraio 1970, tuttora molto trasmessa e colonna sonora di numerosi spot.
Gli Shocking Blue si formano nel 1967 e "At Home" (1969) è il loro secondo album, quello di maggior successo grazie appunto alla presenza di Venus. E' anche l'album che contiene Love Buzz, che, grazie ad un circolare ed insidioso giro di basso ripetuto all'infinito, circa due decenni più tardi sedurrà i Nirvana, i quali la rivisiteranno strepitosamente in occasione del loro esordio su 45 giri. Ma non sono solo questi i motivi di interesse per il disco in questione, che, ascoltato nella sua interezza, risulta molto gradevole e non privo di buoni spunti.
Nonostante le origini olandesi (per la precisione vengono da L'Aia), la testa e il cuore dei quattro sono rivolti alla West Coast statiunitense (programmatico in tal senso il titolo di una canzone in scaletta, California Here I Come). Grazie anche alla voce della cantante Mariska Veres, che a tratti ricorda Grace Slick, sembrano i Jefferson Airplane la maggiore fonte di ispirazione, come dimostrano l'opener Boll Weevil, la ballata I'll Write Your Name Through The Fire e la stessa California Here I Come: in particolare questi ultimi due pezzi rimandano agli Airplane per la compresenza di una voce femminile e di una maschile (quella del chitarrista e autore Robbie van Leeuwen), tecnica caratteristica del combo di San Francisco. Ad ogni modo si possono individuare anche altri referenti, come i Doors che echeggiano nell'ipnotica Long And Lonesome Road, florida di organo e distorsione fuzz, ed influssi soul e black music che fanno capolino nella spigliata Harley Davidson. Li contraddistingue inoltre un massiccio uso del sitar, impiegato addirittura in un assolo nello strumentale Acha Raga, una bizzarra bossanova strutturata su un giro blues. Strumentale è anche Poor Boy, che, con i soui intrecci incalzanti e un'atmosfera moderatamente torbida, rappresenta il loro breve trip lisergico. In totale l'lp conta quindici brani per tre quarti d'ora di semplice ed efficace rock-blues tipico di fine Sessanta.
I quattro non sfigurano nemmeno come musicisti: la Veres per la sua voce profonda come già detto un pò alla Grace Slick, van Leeuwen per il suo essenziale chitarrismo di impostazione blues e per il suo talento di compositore, il batterista Cor van der Beek per la sua ritmica asciutta e precisa, più di tutti il versatile e dinamico bassista Klassje van der Waal, davvero bravo.
In definitiva, non sono imprescindibili gli Shocking Blue, non hanno contribuito in modo cruciale all'evoluzione del rock, ma sono comunque un'onesta e piacevole realtà di un periodo di per sé interessante. Che vengano per una volta considerati per quello che realmente erano, ovvero una band pregevole e talentuosa, e non semplicemente per i misconosciuti autori di una conosciutissma canzone pop.
Carico i commenti... con calma