Dopo tantissimo-issimo-issimo tempo che manco (ma questa è una cosa da poco, perché non se n'era accorto nessuno!), ritorno su Debaser.
Debaser è come l'amante perfetta: la puoi chiamare quando vuoi e lei fa l'amore con te in ogni istante! Ecco perché amo questo sito? No, affatto, non è per questa ragione, ma solo perché...non avevo voglia di scrivere recensioni, tutto qui!
Bando alle ciance, dov'ero rimasto? Ah sì, agli Shy, che dovevo recensire già da troppo tempo.
Mi lascate essere sincero? Gli Shy non li ho mai sopportati e mi sono sempre stati sulle balle, soprattutto quando c'era Tony Mills. È un bastardo e lo sanno tutti. Oltre al fatto che secondo me non può nemmeno essere definito cantante! Ma vabbè, pur essendo una mia personale (e non condivisbile) opinione, quando sentii "Welcome To The Madhouse" datato 1994 (in piena grunge-era)...beh? Ho dovuto mettere da parte le mie opinioni personali, ho dimenticato (seppur per un momento solo...) Tony Mills e ho ascoltato questo disco...e che bomba!
All'epoca gli Shy si scontrarono con se stessi e dopo la dipartita di Mills, la scelta per il nuovo cantante cadde su Wardi, sicuramente più grezzo ma che riuscì a dare un contributo e un piglio decisamente più "stradaiolo" ed incisivo al sound (fra l'altro lo rivedremo successivamente con la brutta copia dei Saxon). Quindi, anche il fatto stesso di indirizzarsi verso un sound più corposo fu un'altra scelta altrettanto coraggiosa per il periodo, visto che mamma grunge abbracciava anche i gruppi hard rock più classici, che tentavano di scimmiottare il trend di Seattle. Gli Shy, famosi per il loro classico (e irritante) AOR sound decisero per una soluzione sì più dura ma non verso un sound più oscuro, bensì verso il...party metal! Minchia che scelta, direte voi ma il problema è un altro: è che l'album è veramente qualcosa di riuscito, canzoni trascinanti che farebbero scuotere anche un prete e una suora assieme, chitarre in grande rispolvero che i "timidi" Shy non avrebbero mai osato eppure c'è un tempo per tutto e, nonostante fu un episodio isolato (ahimè!), da pochi verrà ricordato.
Già l'iniziale "Parasite" con un intro in crescendo, chiara subito le cose: chitarrone hard rock per un sound compatto e trascinante, che solo i migliori Danger Danger riescono a fare. La stessa lezione viene impartita con "What Would Your Daddy Do" o con la spassosa cover dei Rolling Stones "It's Only Rock'N'Roll" (gustatevi anche il divertentissimo video estratto). Non mancano episodi più pacati, che fanno vedere anche il lato più intimista di Wardi come nel caso della sognante "Tonight" o nella british style "Don't Know Why", per poi ritornare a picchiare duro (ma molto duro) nel caso della finale "Somebody" o nelle party metal oriented "Crazy Crazy" e "Something For The Weekend", per citare solo alcuni esempi.
Tuttavia, non mancano alcuni episodi sottotono che non lo rendono un album perfetto e ciò avviene nella parte centrale del disco, anche se "Angel" è una canzone gradevole, ma nonostante queste lacune non ci si può lamentare.
Negli anni a venire, dopo questo disco, Wardi tornò nell'anonimato e gli Shy si sciolsero per poi ritornare nel 2002 assieme a Tony Mills per circa 5 anni, prima che questo li "rimollasse" (non me ne stupisco!) per entrare negli ormai spompati TNT (che senza Tony Harnell non possono esistere secondo me, ma ripeto: le scelte sono scelte!).
Ciò che a me rimane degli Shy è questo disco veramente ottimo, con una produzione a dir eccezzziunale veramente ad opera del buon Neil Kernon e con un lotto di canzoni che di certo non sono entrate nella storia ma sono per fortuna entrate nella mia mente (perversa!).
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