Vent'anni di carriera e non sbagliarne nemmeno uno? Roba da Lou Koller e soci. Coesistere negli anni '90 con band quali Offspring e Green Day e non sentirne minimamente l'influenza? Roba da Lou Koller e soci. Rimanere ancora una band di punta dell'HC a due decenni di distanza dalla nascita? Sempre roba loro.
Cosa significa tutto questo? La miriade di gruppetti punk e affini col loro sound adolescenziale del cazzo se ne possono andare affanculo, la vera musica spaccaculi alberga qui a NY. Ecco cosa significa.

Dopo la raccolta "Outakkes For The Outcast" e l'abbandono dell'etichetta di Fat Mike per la Abacus Recordings, i newyorkesi non deludono assolutamente le aspettative continuando a seguire uno stile mantenuto per tanti anni; recensire un album del genere direi che va al di là del semplice "track by track", a mio parere sarebbe quasi un insulto verso un magnifico lavoro come questo, è un disco da lasciar scorrere nel lettore dal primo all'ultimo ruggito: 30 minuti di hardcore granitico, le urla animalesche di Lou a farla da padrone, accompagnate e unite splendidamente al muro sonoro creato dal fratello Pete alla chitarra, Craig Setari (ex Agnostic Front) al basso e Armand Majidi alla batteria. Rabbia e odio trasudano palesemente dai testi di song, denuncie contro governo e politici, "Always War" e "Uprising Nation" su tutte: cosa volete, quando si ha da urlare contro Bush e le sue fottute guerre vengono fuori album davvero eccellenti.. Bellissime la disperata "Die Alone" e "Leader", davvero pazzesca: termina dopo poco più di un minuto che ti chiedi: ma qui ho davvero a che fare con quarantenni, o con giovani belve di vent'anni agli albori della loro carriera?

Altri degni episodi di questo disco sono "Forked Tongue" dove fa la sua comparsa Freddy Cricien, leader degli altri mostri sacri nel NYHC, i Madball, e "Fred Army" che si conclude con una marcia militare. E diamine l'aver citato qualche traccia non vuol dire che ce ne siano alcune che prevalgono su altre, sono tutte così ben salde e compatte che fare nomi e distinzioni mi sembra davvero inutile, come trovo limitativo ascoltare tracce qua e là a caso: credetemi la migliore esperienza si ottiene ascoltando l'album per intero.

Non c'è nessun attimo di pausa per i timpani, il disco scorre alla grande e termina sfrecciando proprio come era partito. E quando finalmente le tue orecchie ritrovano la pace, ti ritrovi a pensare: questo è HARDCORE cazzo! E quasi ti lascia l'amaro in bocca per quella scarsa mezz'oretta che ti ha infuocato.
Ma si sa, i migliori album hardcore sono quelli che vanno via in un attimo... un attimo denso di furore e delirio.

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