“Topoallucinazione”, “Il mio cane con tre zampe”, “Parlami per sempre”.
Circa 10 anni fa, scartabellando nella Iutub-libreria, mi imbatto in queste canzoni e ad un primo ascolto mi dico: “ma questi ricordano i Prozac+”.
Diciamo che i Sick Tamburo “sono” i Prozac-1, perché Gian Maria Accusani (Mr. Man), leader carismatico, chitarrista, cantante e soprattutto compositore e Elisabetta Imelio (Boom Girl) sono rimasti assieme, mentre la diminuzione è quella legata al nome di Eva Poles (carriera solista e una comparsata con i Rezophonic).
I rimanenti elementi del gruppo si celano dietro passamontagna neri, ma cercando per tutta la rete non sono riuscito a dargli un nome ed un volto, così il bassista String Face ed il batterista Doctor Eye sono i primi due ad unirsi agli ex-Prozac, poi, di rincorsa, si insinuano nella musica “accusana” anche Miss Understanding (voce e chitarra) e Frog Man (chitarra).
Il progetto dei Tamburo Malato ha raggiunto il quinto album dal 2007 ad oggi. Una band che avresti trovato volentieri nell’epoca del fiorente MySpace: un punk intelligente, un rock alternativo, un cantautorato ipnotico.
“Paura e l’amore”, nasce dopo il piacevolissimo “Un giorno nuovo”, lavoro che contiene anche il brano “La fine della chemio” (realizzato anche con Manuel Agnelli, Meg, Samuel, Pierpaolo Capovilla, Elisa, Lo Stato Sociale e Jovanotti), brano legato alla malattia che, purtroppo, è tornata per la seconda volta a Betta Imelio.
Nell’ultimo album, si torna a parlare delle storie degli altri e viene meno la componente autobiografica. La vita di una ragazza orfana, ci viene raccontata in “Lisa ha 16 anni”. Ritornello in pieno stile Sick Tamburo, di sole 5 parole, ripetute come un mantra. Interessante la componente pianistica, raramente usata da Accusani e piacevolmente disturbante la discordanza ottenuta tramite un riff di semitono.
Ci viene raccontato di Andrea, “Un ragazzo speciale”, un ragazzo autistico, con parole semplici e dirette, rappresentando in unico brano le difficoltà e le ricchezze di una condizione variabile da persona a persona.
“Agnese non ci sta dentro”, perché la sua vita è stata pesantemente segnata dalla violenza subita in infanzia e l’insieme musicale ci conduce ad un senso di misto rabbia-paura che da sola, la sera, da sola, la costringe a tremare mostrando una fragilità, ma risolta.
La punk “Baby Blu”, la simil-ballad “Puoi ancora” (primo singolo estratto, dal ritornello assillante) anticipano una traccia particolare, in cui l’utilizzo dell’elettronica è quasi un’assoluta novità per i lavori della band pordenonese. Le particolarità risiedono in una metrica complessa, un incastro ritmico divertente ed una gutturalità nel cantato che ricorda i canti sardi, che si distendono in un claphands molto popular e dal tema trattato con naturalezza come la prostituzione. Il titolo deriva principalmente dal rumor che la protagonista dell’adattamento cinematografico de “La Bella addormentata” (mai realizzato) di Tim Burton, doveva trattare di una studente che si prostituiva.
Il brano “Impermanente”, non so perché, mi ha subito riportato alla mente un giovane e nostalgico Celentano, mentre “Mio padre non perdona”, riflessione sull’ambizioni dei genitori sui figli, frustrazioni comprese, sembra un brano di fine anni ’60 nella costruzione, eccezion fatta per la cifra stilistica, che è palesemente in chiave punk-rock anni ’90.
L’album si chiude con una minimalista ed ironica “Il più ricco del cimitero”, che lascia quasi sbattezzati per la crudezza e veridicità dello scritto.
Il bello dei Sick Tamburo è che sono rimasti negli anni ’90 e sono contemporaneamente nel 2019, una doppia veste che mi piace, mi diverte e mi attrae in maniera disincantata, per un ascolto piacevole, senza eccessivo impegno. Si può pogare, ma sempre con il sorriso. Si può ascoltare, ma con un costante e misurato headbanging. L’ascolto di quest’album può risultare un’esperienza appagante, che continua il bel percorso musicale della band friulana.
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