Demoni.
Behemoth la grande bestia, Asmodeo il lussurioso, Echate dagli occhi di fuoco, Pazuzu che parla alle partorienti e Lucifero il portatore di luce (ed è per questo, ricorda, che Dio lo odia più di tutti gli altri).
Dove vanno quando non azzannano il nostro Spirito, dove dormono quando non parlano con noi?
Io lo so.
Stanno al Chelsea Hotel.
Mischiano le loro voci a quelle di Dylan Thomas e di Thomas Wolfe, ai gemiti di Nico e alle bestemmie di Allen Ginsberg. Si aggirano tra le stanze in gotico vittoriano e i balconi in ferro battuto, dove hanno suggerito versi a Bob Dylan ed a Leonard Cohen, hanno visto Tennessee Wiliams ed il suo Frank Merlo amarsi di nascosto ed hanno guardato Basquiat morire un pezzo alla volta.
E si, tra quelle voci, ci sono anche quelle di Sid e Nancy.
I demoni lo sanno cosa accadde davvero quella notte di ottobre del 1978, ed ormai lo sanno solo loro, perché anche Rokets Redglare se ne è andato nel 2001, portandosi dietro quella verità che, ormai, solo lui (spacciatore ed attorucolo da quattro soldi) conosceva.
Verità che, in ogni caso, non interessava a nessuno.
Soprattutto non interessava alla EMI, che pagata la cauzione, si era affrettata a mettergli su un gruppo - gli Idols - per battere il ferro ancora caldo, prima che quel coglione di inglese tirasse le cuoia. Lo sapevano bene che il disco di un pazzo assassino drogato avrebbe venduto molto di più di quello di un imbecille troppo fatto per soccorrere la sua donna che moriva lentamente, dissanguata in un cesso del Chelsea Hotel.
E non sono neanche male gli Idols, dentro ci sono anche due ex New York Dolls, ma è Sid che non va.
Sid non è mai andato.
Sarà stata colpa di Anne, sua madre, che, da sempre drogata, rimasta sola lo caccia di casa a quindici anni.
E per strada conosce Johnny e, allora, John Simon Ritchie diventa Sid Vicious, per via del suo criceto.
Ma così non va, sta diventando un eroe romantico, e qui di romantico non c'è niente.
Io volevo parlare di punk.
L'ennesima sigla che non vuol dire un cazzo, per critici ed ascoltatori pigri, ma che, stavolta un ruolo ce l'ha (si proprio quella parolina), eccome se ce l'ha.
Che l'abbia inventato un critico del Chicago Tribune, che parlava di Ed Sanders, o Dave Marsh su Creem o Lenny Kaye nelle note di Nuggets, quello che conta è che il termine era nell'aria già dai primi '70, McLaren e i Pistols - semplicemente - se ne appropriarono.
Non volevano inventare niente, McLaren e i Pistols, volevano diventare famosi e fare un sacco di soldi. E Johnny il marcio (l'unico ad avere talento) famoso lo è diventato, ed un poco anche McLaren, e ci hanno fatto pure un bel po' di soldi.
Ma i discografici, che quei soldi li hanno cacciati, e che si sono accorti troppo tardi che lo stavano prendendo nel culo, quel termine - adesso - lo dovevano far fruttare.
Così ecco spuntare fuori quella parolina per ogni cosa: il rock blues di Ian Dury, il glam dei Test Tube Babies, il garage dei Damned o il rock (rock e basta) dei Clash. E tanti altri. E pure un sacco di roba che non c'entrava niente, ma proprio niente: Siouxsiee, Elvis Costello, i Jam, persino gli XTC. Per dire solo dell'Inghilterra.
Perché in America (dove questa roba sarebbe, fondamentalmente, nata) fecero pure di peggio: Patty Smith (la sacerdotessa punk!), i Television (!), i Talking Heads (!!), Wayne County et cetera et cetera.
Ah, I Ramones!
Ma i Ramones sono i Beach Boys!
Nati nel grigio del Queens e non al sole della California, nell'America di Gerald Ford (!!) e non in quella di Kennedy, senza la purezza dei '60 e senza un Brian Wilson che si mettesse in testa di essere un Grande Compositore, ma sempre i Beach Boys (e questo io lo considero un grande complimento), che cazzo c'entravano con quella truffa (e fuffa) del punk?
E il peggio doveva ancora venire.
Perché negli anni successivi nel calderone del punk ci hanno buttato di tutto e, per farcelo stare di tutto, in quel calderone, via ad inventarsi sigle e sotto-generi del cazzo (HC, HC melodico, Straight Edge, Oi, Emo, Queer, Trashcore, Screamo....) per un pubblico sempre più integralista e conservatore che misurava gli assoli col centimetro e si scaldava a discutere su cosa fosse punk e cosa no.
Insomma (per dirne una) io non riesco a concepire tradimento maggiore per un monumento del Power Pop come «Zen Arcade» che dargli del punk.
Perché, vedete, per me esistono solo due dischi punk e uno dei due esiste solo nella mia fantasia.
E tra questi due non c'è «Never Mind....», sciccoso e sovraprodotto (si sovraprodotto, mica lo dico io, lo diceva Kurt Cobain. Insomma ci aveva lavorato Chris Thomas, uno che aveva messo le mani sull'album bianco degli scarafaggi!) e neanche «Spunk!», per ragioni simili.
No, i miei 2 album punk sono questo «Sid Sing» e uno che esiste solo nei miei sogni.
Io darei non so cosa per un disco suonato da un gruppo composto da Glen Matlock al basso, Pete Best alla batteria, Tommy Hall (cosa sarebbe diventato Tommy Hall se il cantante del suo gruppo non si fosse messo in testa di affettarlo con una scure!) al jug e Anthony Philips alla chitarra, insomma quelli che sono stati cacciati (o si sono cacciati da soli) a calci in culo via dal mito. Che gruppo sarebbe! Ci spiegherebbero cosa vuol dire ripetere e ripetersi per tutta la vita che loro avrebbero potuto essere là, tra le stelle a mangiare fragole e bere succo di lampone, e Astaroth - che ritrova le cose perdute dagli uomini - sarebbe stato assiso in mezzo a loro.
Ma questo disco non lo hanno inciso.
Hanno inciso «Sid Sing».
Perché quel coglione inglese le cuoia le ha tirate per davvero, dopo averci provato due volte, ci ha pensato mammina che, organizzata una festa per la sua libertà provvisoria, ha pensato bene di dargli un po' della sua roba (un bel po'). Risultato, una bella overdose e John Simon (o Sid) si addormenta per sempre tra le braccia di quella poveraccia di Michelle Robinson, un'attricetta che si erano affrettati a mettergli accanto. E non mi tirate fuori che dietro la sua morte ci sarebbe ancora Redglare, sarebbe come credere davvero che in questa storia ci sia lo zampino di Beeltzebub, il grande ingannatore.
Allora la Virgin prende un po' di covers da un concerto, registrato di merda qualche mese prima al Max's Kansas City, quel paio di cose che erano riusciti a fargli incidere in quei mesi (tra cui la famosa versione di «My Way») e buttano sul mercato questa mezz'oretta scarsa di roba, che arriva pure al numero 30 delle charts in UK, e si rifanno un po' delle spese.
E, insomma, sarebbe finita qui. Sid aveva chiesto di essere sepolto vicino alla sua Nancy, ma la famiglia Spungen si oppone. Allora mammina lo fa cremare e, nottetempo, sparge le sue ceneri sulla tomba di Nancy.
Romantico?
Ve l'ho detto: qui non c'è niente di romantico.
Infatti mammina non ci pensa proprio a spargere le ceneri di Sid da qualche parte e se le riporta in Inghilterra. Ma, quando arriva a Heathrow, sta talmente fuori che l'urna le cade e le ceneri si spargono per terra.
Buona parte finisce nella spazzatura.
E questo, questo si che è un finale punk.
Dedicato a @Pinhead, nella speranza di fargli cosa gradita.
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