Il trio di Plutone torna ad ingegnerizzare una bomba al plutonio.

Incredibile quanto questi tre siano capaci con strumenti convenzionalmente rock (chitarra-basso-batteria) e senza l'ausilio di elettronica (dicono loro) di dare vita ad un suono così alienenante, così plutoniano (alienante+infernale). Si, avete letto infernale, ma qui non c'è nulla di esoterico-metallarico, questi ti sparano in faccia chitarre lancinanti (non si capisce mai se sono riff o assoli), basso biologicamente pulsantissimo e batteria dubbatissima per descrivere una nottata tipo tra i vicoli marci e maleodoranti di brooklin.

Rispetto al loro album precedente ("Arrived In Gold", l'unico che conosco), il suono si è fatto meno sofisticato, meno ambientale a volte. Si è fatto più monococorde, più ipercompresso, con vocals meno "artsy" e più sputate.

Addirittura una cover di "The Electrician", di Scott Walker, dal repertorio anni '60 completamente trasfigurata.

Hardcore noise si, ma di quello condito bene con atmosfere schizo-industrial e con ritmi tribali che deflagrano in allucinazioni. Le orecchie sanguineranno nel sentire la chitarra-rasoio che ribadisce in maniera ossessiva la sua presenza. Le casse vi pregheranno di non farle piangere ancora, ma voi volete troppo bene al vostro cuore per non arricchirlo. Lasciate quindi ossidare il vostro subdolo sorriso ascoltando questo pugno nello stomaco di 40 minuti.

Violenza si, ma alla fine solo canzoni.

PS: rileggendo la mia recensione stavo quasi pensando di non mandarla, visto che ormai non sembro più capace di scrivere. Ma alla fine l'ho inviata in quanto questo gruppo, troppo misconosciuto dalle ns. parti, ha diritto ad una presentazione adeguata. Vi prego quindi di ascoltare questo album. Ringraziete voi stessi per avermi dato fiducia.

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