Un antico palazzo su di una collina rocciosa, imponente e svettante nell’assolato Sri Lanka, con questo nome son tornati a farsi vivi quattro quinti degli Acrimony.

Spariti nel nulla dopo il clamoroso “Tumuli Shroomaroom”, i nostri, specialisti del riffone lisergico e pachidermico, han pensato che lo stoner è cosa buona e giusta ed hanno ripreso a praticarne il culto. Il tributo è sempre dovuto a tutte le magiche piantine che popolano il creato. D’altronde se qualcosa cresce spontaneamente in natura perché mai dovrebbe essere nocivo?

L’arcano nuovo nome evoca il contatto con le profonde radici della Terra e la musica va nella medesima direzione, creando scenari dominati da imponenti piantagioni di tabacco (e non solo…) dove la forza benefica dei raggi del Sole non ci abbandona mai. Il suono è quindi roccioso e profondo e va a perdere parte della componente psichedelica che caratterizzava la vecchia incarnazione del gruppo. L’approccio è più orientato sulla classica forma canzone lasciando da parte i viaggioni metafisici, che tornano comunque ogni tanto come nella finale “Deathrip to Eryri”, privilegiando ritornelli da cantare felicemente sotto la doccia, su tutti “Robot Funeral”.

La spensieratezza è sempre la stessa, l’essere felici fattoni pure.

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