"Chiedi chi erano i Sigue Sigue Sputnik"; ecco, questo si che è un suggerimento interessante, provate un po' a indovinare chi me l'ha dato. Vabbè dai c'è poco da indovinare, tanto è sempre il solito, però stavolta la traccia non è così ovvia come potrebbe essere una cover. Dopo qualche anno di stasi, Marc Almond se ne uscì con un paio di album, "Fantastic" Star nel 96, seguito a tre anni di distanza da "Open All Night"; personalmente li trovo due ottimi dischi, forse un po' prolissi nel complesso ma pieni di grandi colpi d'ala, a cui ha largamente contibuito tale Neal X, come chitarrista e anche co-autore di quasi tutte le canzoni. Neal X? Mmh, interessante, chi sarà mai costui? Ex Adam Ant nei primi anni '80, poi approdato in questi Sigue Sigue Sputnik; una carriera all'insegna del glam in varie declinazioni, quindi.

Neal X però era un second fiddle anche nei Sigue Sigue Sputnik, la mente compositiva nonchè fondatore del gruppo risponde al nome di Tony James, polistrumentista ed ex bassista dei Generation X; background punk quindi, sfuttato in una maniera che a molti farà sicuramente orrore, ma con grande intelligenza e ironia, molto bene secondo me. Confesso una forte indecisione sul soggetto da recensire, l'album d'esordio "Flaunt It" oppure questa compilation del 2001? Dopo un lungo ed intenso summit tra me, me stesso e il sottoscritto ho optato per la compilation, come mai? Strano a dirsi, ma la ritengo un approccio molto migliore alla musica del gruppo, molto più "potabile" anche per chi questo tipo di sonorità in genere le schifa. Innanzitutto non è un canonico best of, le canzoni sono remixate, svecchiate, velocizzate, un netto passo avanti in termini di stile ed impatto, ma prima facciamo un passo indietro. 1986: i Sigue Sigue Sputnik debuttano con "Flaunt It", suscitando un pressochè unanime ribrezzo nella critica musicale più "seriosa" (il che è già un bel punto a favore); messaggi pubblicitari posticci tra una canzone e l'altra, campionamenti di famosissime arie operistiche inseriti a casaccio, barbarelle, spade laser, pupazzoni gonfiabili con le sembianze di Ronald Reagan che sbucano da tutte le parti. I SSS si crogiolavano nell'edonismo della loro epoca, facendone parodia, portandolo in scena senza filtri, in tutto il suo eccesso kitsch; come non amarli?

Sta di fatto che comunque i critici riccardoni dell'epoca non avessero proprio tutti i torti, nonostante l'ottima idea di fondo, uno stile piacevolmente frizzantino e un piccolo aiuto di Giorgio Moroder, "Flaunt It" non si può comunque definire un album riuscito: "design over function", la cifra stilistica principale è questa, con tutte le controindicazioni del caso, vale a dire un eccesso di gaglioffaggine che compromette l'esito finale e la credibilità stessa dell'opera. "Flaunt It" suona terribilmente macchinoso, artefatto, rovinato da una pretenziosità concettuale che stride completamente con quella che era la proposta dei Sigue Sigue Sputnik, vale a dire chitarre praticamente rock 'n' roll, tastiere quasi da videogame anni '80 e tanta, tanta ironia. Sotto le mentite spoglie di un best of, questo disco è di fatto una versione riveduta e corretta del sound dei SSS, come se Tony James, Neal X, Martin Degville e soci avessero voluto dire: "questa è la nostra vera essenza, senza trucco e senza inganno".

E qui ci si diverte sul serio, si può apprezzare tutta l'energia e l'attitudine take-it-easy della band, il suo spirito quasi ramonesiano: strutture semplicissime e un'innata predisposizione per gli anthems; "Love Missile F1-11", la loro unica hit, "Massive Retaliation", "Rockit Miss USA", "Teenage Thunder" e "Sex Bomb Boogie", tutte provenienti da "Flaunt It", tutte significativamente snellite, molto più godibili e dirette in questa veste rinnovata, una "Buy EMI" di impostazione più nettamente new wave, molto all'acqua di rose ovviamente, e poi un'esilarante "Frankenstein Cha Cha", che riassume efficacemente tutta la loro proposta originaria. Non solo synth 'n' roll però, i Sigue Sigue Sputnik si sono espressi anche su registri un po' più ambiziosi, testimoniati da alcune perle come "Dancerama", synth-pop di ottimo impatto scenico, la straniante e visionaria "Barbarandroid", tripudio di effetti vocali e immaginario sci-fi e la magniloquenza classicheggiante di "Albinoni Vs Star Wars", una godibilissima rock-opera in minatura, pomposa al punto giusto.

Un gruppo già nato con una data di scadenza a breve termine, poco ma sicuro, meteora anni '80 che più meteora e più anni '80 di così si muore; Tony James ha più volte sciolto e riformato i Sigue Sigue Sputnik negli anni successivi, senza nessun significativo riscontro e attenzione mediatica, però originalità e idee brillanti non mancano di certo, così come un'ottima dose di melodie altamente catchy. Personalmente ritengo questo gruppo un ottimo esempio di modernariato kitsch, con potenzialità notevoli purtroppo non espresse completamente; tra i malesseri assortiti di inizio anni '90, le icone "istituzionali" del mainstream ottantiano tutt'oggi sulla cresta dell'onda e i SSS con la loro tamarraggine plasticosa e dissacrante io non ho assolutamente dubbi su cosa scegliere, poi vedete un po' voi.


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