Dopo una breve intro, che altro non è che un pezzo della title track suonato al contrario, vi ritroverete nella terra magica e misteriosa dei Sigur Ros, l'Islanda. Con "Svefn-G-Englar", una mini-suite di dieci minuti, folletti e fate popoleranno l'ambiente nel quale state ascoltando questo capolavoro. Tutti i brani sono contraddistinti da un minutaggio elevato e da un incedere sognante e mistico.
Archi e pianoforte danno il via a "Staralfur" e come in tutti i brani, la voce molto particolare di Jonsi (molti l'hanno scambiata per una voce femminile) cattura l'attenzione e lascia quasi ipnotizzati. Nonostante la coraggiosa scelta di cantare in lingua madre, l'intero lavoro non ne risente e, anzi, conferisce una strana aura a questo loro secondo disco. "Flugufrelsarinn", "Ny Battery" (pubblicata anche come singolo) e "Hjartad Hamast" rubano la parte centrale dell'opera, prima di arrivare all'altra mini-suite "Vidrar Vel Til Loftarasa". Anche qui un inizio calmo e all'apparenza infinito che si snoda su un tappeto di archi, pianoforte e percussioni prima di innalzarsi con un climax e andare a concludersi in un frastuono temporalesco. "Olsen Olsen" con il suo giro di basso accattivante e un flauto traverso che caratterizza la parte centrale del pezzo ci conduce alla fine del disco con la title track e "Avalon" un pezzo strumentale, una sorta di outro, scura ed elettronica.
Il disco risale al 2000, anche se in Islanda venne pubblicato all'incirca un anno prima, e a mio parere è ancora molto attuale.
Carico i commenti... con calma